L’applauso dei fedeli a don Fiocco

Col di Cugnan. A messa «vicinanza e solidarietà» al prete della macchina bruciata

PONTE NELLE ALPI. L’abbraccio di Col di Cugnan. Un centinaio di parrocchiani alla messa delle 9.30, nella chiesa di San Giuseppe. Sull’altare, don Davide Fiocco in paramenti liturgici verde e oro, circondato dalle chierichette.

Sono passati sette giorni giusti dall’incendio doloso della sua auto, nel parcheggio della canonica. Ma di quel fatto così inquietante e della pista passionale che stanno seguendo gli investigatori, non vuole parlare nessuno. Neanche sottovoce. Almeno fino al termine di una funzione, che contiene anche un’anteprima del battesimo di una bambina.

Prima della benedizione finale, un fedele si avvicina al leggio delle letture e sottolinea che è stata una settimana difficile, nel corso della quale la comunità ha provato un «senso di vuoto e smarrimento», di fronte al fatto che il «caso don Davide» era stato allontanato dai carabinieri per motivi di sicurezza.

Ma anche per questo la comunità sente di dover provare «vicinanza e solidarietà; non siamo mai stati così uniti». Chiusura con una lunga citazione di madre Teresa di Calcutta, che invita al perdono. Scatta un applauso spontaneo e don Fiocco è commosso da questa prova di affetto e ringrazia. Non gli viene da dire nient’altro, al di là dell’introduzione all’ultimo canto “Madre della speranza”. Un groppo alla gola, come se le corde vocali fossero improvvisamente paralizzate e non riuscissero a tirare fuori nemmeno un articolo. Tutto diverso, durante la predica in mezzo alla gente, dopo un vangelo secondo Matteo difficile da spiegare: «Cos’è la Geènna? Pensate alla discarica di Fiorane»

Parte l’organo e l’assemblea canta, prima di tornare a casa per il pranzo festivo. Sembra una domenica come tutte le altre, comprese la pioggia e le nuvole quasi rasoterra, tranne che per questo messaggio. C’è anche la tradizionale tappa al vicino baretto della canonica, dove si serve il caffè delle cialde, accanto a un calcetto, come quelli di una volta. Sulla collina sopra Ponte nelle Alpi, sulla strada per il Nevegal, paiono tutti d’accordo.

Impossibile sapere cosa si pensa di quel marito geloso che ha dato fuoco alla Peugeot 308 del parroco. Per molto meno, può pioverti in testa un insulto. L’uomo è stato individuato e, nel corso della settimana, dovrebbe anche essere stato sentito, in una testimonianza che dev’essere stata drammatica. Ma nessuno lo conferma.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi