L’Archivio Vajont candidato al registro Memorie del mondo
LONGARONE. Parte la richiesta bellunese per inserire l’archivio del Vajont nel registro delle Memorie del mondo dell’Unesco. È l’archivio del processo dell’Aquila arrivato a Belluno poco dopo il terremoto, nel corso del quale era crollato l’edificio che lo conteneva. Si tratta di oltre 250 faldoni, migliaia di carte e documenti che raccontano la tragedia del 9 ottobre 1963, degli anni che l’hanno preceduta e degli anni successivi, appunto quelli del processo.
Un patrimonio che ora si trova all’Archivio di Stato di Belluno, dove è in corso la digitalizzazione di tutto il materiale perchè in un futuro sia consultabile in modo immediato, senza bisogno di maneggiare i voluminosi faldoni.
Da tempo ormai si lavora perchè l’Archivio del Vajont venga inserito nel registro delle Memorie del mondo dell’Unesco. In prima fila per questo obiettivo c’è l’associazoine culturale Tina Merlin, insieme all’Archivio di Stato di Belluno e dell’Aquila e alla Fondazione Vajont. Un lungo lavoro preparatorio che ora si è concluso. I particolari della candidatura verranno illustrati alla stampa domani.
Creato nel 1992, il programma Memoria del Mondo dell’Unesco trae la sua spinta originaria da una crescente presa di coscienza della situazione critica di conservazione e di accesso al patrimonio documentario in varie parti del mondo.
Oltre alla seria mancanza di fondi, guerre e conflitti sociali hanno aggravato problemi esistenti da secoli. Collezioni di rilievo in tutto il mondo hanno subito destini avversi. Saccheggi, dispersione, commercio illegale, distruzioni, luoghi di conservazione inadeguati e scarsità di risorse finanziarie sono stati, purtroppo, decisivi in tale processo di deterioramento del patrimonio documentario. Tutte motivazioni che hanno spinto alla nascita del Registro. Attualmente ne fanno parte per l’Italia l’Archivio Storico diocesano di Lucca, la Biblioteca Malatestiana di Cesena, la Collezione della Biblioteca Corviniana, l’Archivio storico dell’Istituto Luce, il Codex Purpureus Rossaniensis, la Collezione dei calendari lunari di Barbanera.
Uno degli scopi del Registro è assicurare l’accesso mondiale agli atti conservati.
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