L’arcidiacono del Cadore non è più vicario, l’incarico al parroco di Cortina

A clero e fedeli del Cadore non va giù la decisione di nominare come referente il parroco di Cortina 

LA POLEMICA

La nomina dei sei vicari foranei della diocesi di Belluno/Feltre è di competenza del vescovo, in questo caso monsignor Renato Marangoni. Ma, in Cadore e in Comelico esiste un Arcidiaconato (cui fanno capo 31 parrocchie) e la Magnifica Comunità (composta da 22 Comuni) riserva un posto nel suo consiglio appunto all’arcidiacono in rappresentanza dell’intera comunità ecclesiale del territorio.

Il pomo della discordia

«In sostanza, da sempre coincidevano le figure dell’arcidiacono e quella del vicario foraneo», afferma il presidente della Magnifica, Renzo Bortolot, «mentre adesso evidentemente non è più così». In consiglio da anni c’è monsignor Diego Soravia, pievano di Pieve di Cadore. Il vicario foraneo dell’alto Bellunese (del Cadore, del Comelico e dell’Ampezzano, giusto per intendersi) è ora invece monsignor Ivano Brambilla, parroco di Cortina. Quest’ultima nomina, da parte del vescovo Marangoni, ha di fatto svuotato di prerogative e di rappresentanza ecclesiale la figura dell’arcidiacono. E tanti parroci cadorini e comeliani pare non l’abbiano presa tanto bene: non si sentirebbero infatti rappresentati da un loro confratello di Cortina, indipendentemente dal suo nome e cognome.

La magnifica si attiva

Nei prossimi giorni, il presidente Bortolot chiederà udienza al vescovo Marangoni per cercare di sciogliere questo nodo. «Sono sicuro che troveremo insieme una soluzione condivisa che rispetti le prerogative del vescovo, indicate dal codice canonico (per la nomina dei vicari suoi rappresentanti, ndr), e al tempo stesso lo statuto della Magnifica che, fin dal 1941, prevede la coincidenza tra le due figure di vicario e di arcidiacono. Ricordo», aggiunge Bortolot, «che la Magnifica non rivendica la nomina dell’arcidiacono e del vicario, riconoscendo ormai da tempo che questa spetta al vescovo». Il quale vescovo, però, dovrebbe scegliere tra uno dei parroci delle comunità della Magnifica, non all’esterno della stessa.

La mobilitazione

Il tema si colloca all’interno di una mobilitazione che ha prodotto, fra l’altro, la raccolta di oltre 500 firme, con questa richiesta: “All’arcidiaconato del Cadore devono essere restituite le sue prerogative, che ha da quasi 1000 anni”. Le firme sono state consegnate in Curia, a Belluno, ancora il 24 agosto 2020. Ed hanno fatto capolino nell’ultima seduta della Magnifica, perché al presidente è stato formalmente richiesto di trattare la vicenda. È stata costituita anche una commissione ad hoc, tra la Magnifica e la Diocesi, per individuare un punto di mediazione. «La soluzione più semplice è di riconoscere a questo o a un nuovo arcidiacono, nominato appunto dal vescovo, le funzioni di vicario, in modo che, nel rispetto del nostro statuto, l’arcidiacono stesso eserciti in Comunità la rappresentanza delle parrocchie. Altrimenti, come oggi, rappresenta solo se stesso. Come consiglio siamo dell’opinione che un vicariato non pregiudichi il percorso della riforma voluta dalla Curia nel 2018».

LA SCELTA DEL VESCOVO

«Non ho abolito l’Arcidiaconato del Cadore, né altri, nemmeno i decanati», aveva dichiarato il vescovo ancora un anno fa quando la questione venne a galla, «certi istituti vanno invece rivisti alla luce del Concilio Vaticano II, del codice di diritto canonico aggiornato al 1983, dell’istituzione della diocesi di Belluno Feltre nel 1986, del Sinodo diocesano. Le intese tra Chiesa e istituzioni vanno riconsiderate alla luce delle nuove esigenze». E, più recentemente, Marangoni aveva precisato: «Sia chiaro che non ho mai voluto cancellare le tradizioni. Ho solo sollecitato, a volte anche con qualche terapia d’urto, il loro aggiornamento perché siano vive e adeguate al giorno d’oggi. Perché ci può anche essere una strumentalizzazione delle tradizioni, se e quando diventano un anestetico di fronte alle problematiche odierne e non una fonte di ulteriore creatività».

Antonia Ciotti, già sindaco del capoluogo cadporino, è anche vicepresidente del Consiglio pastorale unitario (Pieve-Pozzale-Perarolo).

«Ripetutamente il vescovo Marangoni», dice, «ha invitato i politici ad ascoltare le comunità locali sul tema delle problematiche relative allo spopolamento. Gli siamo grati per la sensibilità. Sono sicura che non mancherà di ascoltarci anche su questo tema che attiene alla nostra appartenenza di storia, di cultura, di fede». —



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