L’area artigianale di Levego nasce tra le polemiche

BELLUNO. “Basta asfalto, basta cemento, state distruggendo l'unica area verde”. Il cartello è stato esposto dai cittadini residenti a Levego per protestare contro i lavori per la realizzazione della nuova area artigianale. Lavori che stanno distruggendo una zona importante dal punto di vista naturalistico.
Siamo a Levego, a un passo dal borgo vecchio della frazione. Fra i campi, alcuni coltivati a mais, sta nascendo l'area artigianale. Un progetto di cui si parla da trent'anni, e che ha avuto un'accelerata negli ultimi due. In estate è stato rilasciato il permesso a costruire, mentre l'approvazione del Piano urbanistico attuativo risale al 17 aprile 2012 (giunta Prade, a poco più di un mese dalla sua scadenza). Lì sorgeranno capannoni, strade, parcheggi.
«Stanno cementando la piana di Levego», attaccano i residenti, scuotendo la testa. Pensavano che il progetto si fosse arenato, visti tutti gli anni che sono passati. Ma quel terreno, vastissimo, ha dei proprietari, che si sono riuniti nel Consorzio per gli insediamenti produttivi artigianali di Levego (Quadrante Levego) e che hanno atteso pazienti che l'iter si concludesse. Il Piano regolatore vigente permette loro di costruire, la Soprintendenza ha messo alcune prescrizioni per salvaguardare l'area più vicina al Piave, ma edificare si può. E le opere di urbanizzazione primaria saranno avviate a breve. Legittimamente, perché il Pua è stato adottato ed approvato. Ma l'arrivo delle ruspe ha scatenato l'indignazione dei residenti. «Lì c'è un biotopo umido», spiega Federico Balzan, che da tre anni si interessa del problema. «Le ruspe sono entrate in azione nell'area più pregiata, hanno disboscato tutto. Hanno fatto uno scempio».
Ieri mattina gli operai erano al lavoro: hanno quasi finito l'operazione di pulizia. «Di biotopi umidi non ce ne sono molti in provincia e qui ne stiamo distruggendo uno, per costruire capannoni. Ma a poche centinaia di metri in linea d'aria, a Sagrogna, ci sono diversi stabili vuoti, lasciati lì ad aspettare che qualche azienda li occupi. Perché non si riutilizza ciò che è già stato costruito e si preferisce invece distruggere un'area pregiata come quella di Levego?», si chiede Balzan. «D'accordo che il Piano regolatore comunale consente la costruzione, perché quell'area è zona produttiva. Ma il Prg è vecchio, in vent'anni il mondo è cambiato. L'amministrazione si trincera dietro il termine “diritti acquisiti”, ma io penso che, se ci fosse la volontà politica, si potrebbe fermare un progetto di questo tipo. Basta guardare cos'ha fatto la giunta Perenzin a Feltre, con l'Altanon. Invece qui si è distrutto un biotopo per costruire capannoni, che interessano a un'unica azienda. Ha senso fare tutte le opere (elettricità, fognature, acquedotto) per una sola ditta?».
Domande che si pongono tanti residenti a Levego vecchia, un borgo adagiato tra la strada provinciale e il Piave, con una chiesa del 1300. «Ci eravamo illusi che i proprietari dell'area avessero perduto interesse a investire. Invece quest'estate è stato rilasciato il permesso a costruire e in questi giorni le ruspe hanno distrutto tutto. Costruiranno capannoni, che probabilmente rimarranno chiusi, faranno nuove strade, parcheggi. Ma perchè?».
Se lo chiedono anche tanti utenti di facebook. C'è chi segnala «un'alzavola morta schiacciata dalla distruzione del suo habitat, due cerve che fuggivano, rari fanelli, addio agli anfibi». Altri usano termini come «operazione assurda», «scempio», «tristezza e rabbia». «Costruiamo capannoni per le aziende che chiudono», sentenzia un utente del social network.
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