Laritonda, un anno e torna ai domiciliari

Condannato in abbreviato per l’evasione di mercoledì il principale indagato per il rogo della pizzeria
DOMEGGE. Prima condanna: un anno. Evaso dagli arresti domiciliari - a sentire lui semplicemente per andare a buttare l’immondizia - Fabio Laritonda è stato condannato a 12 mesi, nella direttissima in rito abbreviato di ieri mattina davanti al giudice Elisabetta Scolozzi.


Concesse le attenuanti generiche, mentre non è più possibile la sospensione condizionale della pena (visti i precedenti) per quello che è il principale indagato nell’inchiesta sull’incendio con esplosione della pizzeria Mordi e fuggi di Pieve di Cadore del 24 aprile notte.


Lo ha confessato, nell’interrogatorio di garanzia in carcere di metà giugno, attribuendosi tutte le responsabilità dell’accaduto e cercando di scagionare sia il tassista Giuseppe Lauro e sia il terzo indagato, ovvero Pasquale Ferraro. In un secondo momento, il 40enne brindisino ha chiesto di essere sentito, indicando il mandante dell’incendio in via XX settembre e spiegando il movente dell’incendio.


Dai primi di agosto, l’inchiesta si è allargata ad altri due indagati, sui quali la magistratura mantiene però il silenzio più impenetrabile; nel frattempo sia Laritonda e sia Lauro hanno ottenuto gli arresti domiciliari, nelle rispettive abitazioni.


Il pizzaiolo di Brindisi, Ferraro, è stato portato in carcere a Bari, dopo un lungo periodo passato in ospedale a curare fratture e ustioni sofferte nel violento scoppio, dovuto alla saturazione dei vapori della benzina, tra il San Martino di Belluno e una clinica specializzata del capoluogo pugliese. Il pubblico ministero Marco Faion aveva chiesto otto mesi per Laritonda, evidentemente partendo da una pena base inferiore a quella del tribunale, mentre il difensore di fiducia Mauro Gasperin ha già annunciato che presenterà appello, in maniera da cercare di ottenere lo sconto di qualche mese. In seguito, il legale chiederà di patteggiare con i lavori di pubblica utilità l’incendio doloso aggravato del locale gestito da Alessandro Piccin, grazie alla confessione prima e alla collaborazione con la magistratura poi.


Laritonda è tornato in regime di domiciliari accompagnato dai carabinieri della Compagnia di Cortina. L’uomo è stato arrestato mercoledì, dopo che i militari l’avevano già controllato una prima volta, trovandolo in casa. La pattuglia l’ha trovato fuori di casa e all’indagato non è bastato giustificare quell’uscita con un salto alla piazzola ecologica, concetto questo che avrebbe ribadito anche ieri mattina, durante il quarto d’ora di udienza.


Peraltro, da quanto si sa, non era nemmeno la prima volta che usciva, senza fornire un preavviso e una spiegazione valida alle forze di polizia. Era già stato segnalato in un locale pubblico di Domegge, dove avrebbe consumato delle bevande. Dovesse succedere di nuovo, tornerebbe inevitabilmente in prigione.


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