L’associazione Giuliano De Marchi saluta Kirtipur
BELLUNO. «Ora il nome della nostra associazione è “Giuliano De Marchi per il Nepal Onlus”, a conferma dello stretto legame tra il nome di Giuliano e l’intensa attività che stiamo mantenendo a favore della popolazione nepalese». I membri del sodalizio intervengono per chiarire o motivi che hanno portato all’interruzione della collaborazione con l’alpinista e naturalista Fausto De Stefani. Un divorzio inatteso, che ha lasciato spazio a svariate interpretazione.
«Un’interruzione che ha portato la nostra associazione a staccarsi, pur con grande dispiacere, da Kirtipur», aggiungono, precisando che, per cercare una risposta chiarificatrice che non fosse polemica, qualche giorno fa si è riunita l’assemblea dell’associazione. «La separazione da De Stefani non deve influire negativamente su nessuna delle due organizzazioni che stanno lavorando nell’impegno comune volto a fare una mano alla popolazione nepalese», sottolineano Simonetta Civran, Paolo Grosso, Mauro Ciotti, Cristina Trento, Valeria Morandini, Alberto Simiele, Sandro De Col, Antonella Garna, Stefano Barabino, Alessandra Lorenzet, Mauro Soppelsa, Flavio Faoro, Tiziana Ardini ed Elke Fuller, presenti all’assemblea in cui si è discusso della situazione attuale. Di recente, come si diceva, si è infatti interrotta la collaborazione, durata circa tre anni, con De Stefani.
L’ambulatorio “De Marchi” d’ora in poi si chiamerà “In cammino per Luca” e sarà dedicato a un medico di Valmadrera (provincia di Lecco, ndr). Mentre la moglie del medico e alpinista scomparso nel 2009 ha istituito una nuova associazione (“Giuliano De Marchi per il Nepal Onlus”), che non si occuperà più dell’ambulatorio costruito all’interno della Rarahil Memorial School: «Per evitare confusione tra i donatori e poiché la gestione dell’ambulatorio non era più sotto la nostra responsabilità, abbiamo chiesto a De Stefani che ne venisse modificato il nome», precisano i membri della Onlus. «Siamo consapevoli del dispiacere di molti donatori che dal 2009 hanno aiutato alla costruzione e al mantenimento dell’ambulatorio a memoria di Giuliano, ma siamo convinti che la loro generosità di allora rimane attiva perché, quando l’ambulatorio riprenderà a funzionare, sarà sempre a favore della popolazione bisognosa del Nepal». «Due nostri medici volontari, recatisi pochi giorni dopo il sisma a Kirtipur e nelle zone maggiormente colpite dalla catastrofe», continuano, «si sono resi conto che la priorità degli interventi era nelle zone rurali e non nella realtà scolastica di Kirtipur, rimasta del tutto indenne. Si è ritenuto, quindi, più doveroso rivolgere i fondi raccolti nel bellunese e non solo verso la zona di Ghorka, dove il terremoto aveva creato una situazione più drammatica. Riscontrato che l’emergenza umanitaria non era più solo sanitaria né riguardava solo la realtà di Kirtipur, e per poter impiegare in modo più ampio i fondi, è stato gioco forza necessario modificare nome e statuto dell’associazione, in modo da poter estendere la nostra attività, oltre a quella sanitaria, anche alla ricostruzione».
Dalla Onlus ricordano anche l’impegno della gestione dell’ex ambulatorio De Marchi, «una realtà che abbiamo contribuito a costruire e che abbiamo gestito come associazione fino al terremoto del 25 aprile 2015», ricordano. «ll primo anno stabilizzando e implementando l’attività; nel secondo estendendo il servizio ad alcune scuole pubbliche di Kirtipur dove affluisce la popolazione più povera; nel terzo con l’organizzazione dell’estensione del servizio verso i villaggi limitrofi e l’impostazione di un’attività di prevenzione odontoiatrica».
A pochi giorni dal disastro, tra l’altro, i membri dell’associazione sono intervenuti nella zona di Kirtipur con distribuzione di alimenti, tende e materiale sanitario. «Inoltre, all’ex ambulatorio De Marchi abbiamo lasciato un’ottima organizzazione sanitaria e a Fondazione Senza Frontiere e De Stefani una cifra sufficiente a far funzionare l’ambulatorio per più di due anni», proseguono. «Contemporaneamente, nella zona di Gorkha siamo intervenuti a più riprese con la distribuzione di migliaia di teli tenda, zanzariere, lamiere zincate e con consegna all’ambulatorio pubblico locale di arredi e strumentazione sanitaria».
«La situazione nepalese in questo momento è doppiamente grave, sia per le conseguenze del terremoto che per l’embargo indiano su tutti i derivati del petrolio», chiosano. «Pur tra queste difficoltà, grazie alla collaborazione di una Ong locale, siamo già alla fine della fase di progettazione, realizzata con la collaborazione tra uno staff di tecnici nepalesi e professionisti della nostra associazione».
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