L’Ater scova 75 “furbetti” degli alloggi

Un milione di redditi non dichiarati e 107mila euro di canoni non riscossi. Ventimila euro già recuperati con le verifiche
Di Cristina Contento
Belluno, 30 settembre 2008. inaugurazione case ater a levego
Belluno, 30 settembre 2008. inaugurazione case ater a levego

BELLUNO. Ben 75 segnalazioni alla Finanza, 12 casi già accertati di discrepanza tra reddito dichiarato ed effettivo, un processo per truffa che si apre a ottobre a carico di un assegnatario di case popolari. Sono i numeri del giro di vite dell’Ater nei controlli sugli assegnatari delle case popolari: sono 75 finora i casi in cui il reddito dichiarato non corrisponde a quello effettivamente maturato, per cui il canone dell’alloggio popolare è più alto di quello pagato.

Assegnatari con “svista”, sull’Irpef non dichiarato completamente. Ma nessuno pare a rischio sfratto: cioè nessuno di questi inquilini rischia di perdere l’alloggio: del resto i numeri dei redditi sono ben al di sotto degli ammontari limite (tre volte superiori a quanto dichiarato al momento dell’assegnazione dell’alloggio che è una media di 20mila euro).

Con l’accesso al Siatel dell’Agenzia delle entrate, l’Ater ha avuto modo di incrociare i suoi dati, scoprendo che in alcuni casi, gli assegnatari avevano dichiarato meno reddito che al Fisco vero e proprio. «Controlli effettuati sugli ultimi cinque anni» spiega il direttore Carlo Cavalet. «Abbiamo scoperti 75 casi per i quali sono stati verificati redditi più bassi di quelli dichiarati al Fisco: dunque abbiamo segnalato tutto alla guardia di finanza che ha eseguito accertamenti e trovato 12 situazioni più gravi».

Segnalazioni finite in procura. L’Ater ha quindi accertato circa un milione di euro di reddito emerso e circa 107mila euro di canoni non pagati: «Abbiamo recuperati già oltre ventimila di euro. Ma debbo dire che, come ha anche spiegato il colonnello della guardia di finanza Mora, qui in provincia non ci troviamo davanti a macroevasori con la Ferrari parcheggiata o casi clamorosi di malafede. Si tratta di persone che hanno dimenticato qualcosa: un pezzo di reddito, un figlio che per qualche mese ha trovato lavoro ed esempi simili. Circostanze dove non c’è effettiva malafede» continua Cavalet «Non c’è nessuno per ora a rischio sfratto. Del resto, rispetto all’ammontare dichiarato al momento dell’assegnazione, per perdere l’alloggio ora dovrebbero maturare un reddito almeno tre volte superiore».

I controlli sugli alloggi con “svista” non riguardano una zona in particolare della provincia ma sono a macchia di leopardo: «I casi limite si registrano a Belluno, Feltre, Santa Giustina, Ponte nelle Alpi: non c’è un’area in particolare dove si sono concentrati i nostri rilievi».

Intanto qualcuno finirà a processo per truffa: un caso di circa 7000/8000 euro di canoni da pagare rispetto a quanto pagato finora, con rivisitazione del suo reddito, e in cui Ater figura parte offesa. Del resto l’affitto medio di una casa Ater è di 140 euro.

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