Lattebusche è assolta per le tossine nel latte

Cesio. L’azienda si era autodenunciata per un valore anomalo. Era bastato cambiare il mangime dell’allevatore per tornare nella norma

CESIOMAGGIORE. Lattebusche è innocente. L’accusa era di aver violato la legge 283 del 1962, “Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”, per un valore anomalo di aflatossine nel latte conferito dall’allevamento San Lorenzo il 12 settembre 2015 e la latteria cesiolina è stata assolta. Il fatto non sussiste per il presidente Augusto Guerriero e il direttore dello stabilimento Flavio Berti.

Le motivazioni della sentenza del giudice Cittolin tra 70 giorni, nel frattempo già il pubblico ministero Faion si era spinto a chiedere l’assoluzione per insufficienza di prove, alla fine della propria requisitoria. Figurarsi la difesa Casciarri, che nel corso dell’arringa aveva sottolineato «la serietà di una vera eccellenza bellunese, che faceva il doppio dei controlli previsti dalla normativa e ha un laboratorio interno. Nessuna reale certezza sullo sforamento contestato dal Nas dei carabinieri di Treviso, in ogni caso sarebbe stato del tutto involontario». Peraltro lo stesso allevatore aveva fatto una verifica, senza rilevare alcun problema, tanto meno un valore tre volte oltre il limite.

Il consulente della difesa Giuseppe Comi ha parlato per ultimo, sottolineando che «Lattebusche ha agito bene e si è autodenunciata. È bastato che la San Lorenzo cambiasse il mangime per le mucche, per far tornare i valori nella norma. Già tre giorni dopo il conferimento del latte incriminato, è tornato tutto a posto».

Era stato un dipendente dell’Usl di Feltre a fare il sopralluogo alla San Lorenzo e «quel latte doveva essere distrutto» per la presenza di questa sostanza altamente cancerogena. Poi la parola è passata ai testimoni della difesa, a cominciare da Luigi Cazzola, direttore del servizio dell’azienda sanitaria che si occupa di generi alimentari di origine animale: «La normativa prevedeva controlli quindicinali sulla materia prima e l’azienda in questione ne faceva il doppio. Il primo principio era la sicurezza del consumatore e, in caso di positività, scattavano i controlli negli allevamenti». Sui controlli ha insistito la responsabile della qualità dell’azienda Michela Centelleghe: «Abbiamo fatto noi la segnalazione all’Usl, bloccando la successiva raccolta da questa azienda associata, a parte il fatto che il latte viene lavorato giornalmente».



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