Lattebusche in Comelico per puntare sul latte Bio

COMELICO SUPERIORE. Per crescere ancora Lattebusche punta sul latte Bio e sceglie Padola. «Abbiamo colto l’occasione di affittare il ramo d’azienda della Cooperativa La Genzianella di Padola», spiega Antonio Bortoli, direttore generale di Lattebusche, «dove lavoriamo il latte biologico munto nell’area montana che va da Cortina a Sappada. Presto a Padola trasferiremo anche tutta la lavorazione dei prodotti biologici, formaggi vaccini e caprini. Una nuova opportunità in cui crediamo molto e che vogliamo far crescere seguendo i tempi e le richieste del mercato».
Quanti sono gli allevatori della zona che collaborano con voi?
«In quell’area abbiamo una decina di produttori che conferiscono a noi il loro latte. Ma il numero sta crescendo».
Quanto latte lavorate?
«Per ora 30/40 quintali al giorno, quindi piccoli numeri. Ma l’importante è il trend del mercato, stimato in crescita dal 10 al 20% su base annua».
È prevista l’acquisizione della latteria di Padola?
«Al momento si tratta, come detto, di una collaborazione, poi vederemo».
Come si inserisce questa produzione biologica nella gamma dei vostri prodotti?
«Nel mercato attuale è importante avere un portafoglio prodotti sempre più ricco. Noi abbiamo quattro Dop: il Grana Padano, il Formaggio Asiago (Pressato e d’Allevo), il Montasio e il Piave; poi un’ampia gamma lattiero casearia, che va dal latte fresco allo yogurt, dai formaggi freschi al gelato artigianale prodotto nello stabilimento di Chioggia, al sorbetto. E ora anche il Latte Bio. È chiaro che un numero maggiore di prodotti di qualità garantisce quote maggiori di mercato».
Lattebusche, fondata nel 1954, è una cooperativa che è stata capace di mantenere a Busche la testa e la regia di un colosso regionale in costante espansione; nello stabilimento di Busche il latte lavorato proviene ancora oggi, in gran parte, dai comuni all’interno del Parco. Ha saputo crescere, senza mai perdere la propria identità, con una ventina di incorporazioni in tutto il Veneto: dalla latteria Clodiense di Chioggia (Venezia) nel 1988 alla latteria Brega di Sandrigo (Vicenza) 1993, a quelle di San Pietro in Gu (Padova) nel 2009 e Camazzole (Vicenza) nel 2015. Oggi conta 380 soci di sette province e 290 addetti; con una produzione di 1.350.000 ettolitri di latte, in linea con quella del 2016, sei stabilimenti di produzione, oltre 3 mila punti vendita serviti giornalmente dalla rete, con i prodotti freschi e freschissimi. E alla fine dello scorso anno ha festeggiato il record del fatturato, che ha superato i 100 milioni di euro, in crescita ulteriore sul 2016, che aveva segnato 98, 7 milioni.
Un anno positivo quindi il 2017?
«Sì, a livello generale è stato un anno abbastanza positivo, superato il momento iniziale di difficoltà. Tutti gli indicatori, dal secondo semestre, sono improvvisamente cresciuti».
E Lattebusche?
«In questo quadro, abbiamo assecondato l’andamento del mercato, in maniera particolarmente positiva soprattutto nella seconda parte dell’anno, tanto da poter garantire ai nostri soci una remunerazione del latte che dovrebbe assestarsi sul 7/8% in più rispetto al 2016 (che era stata di 43, 60 centesimi di euro al litro, n. d. r.) , un valore molto più elevato rispetto al prezzo medio del Veneto». L’assemblea dei soci di Lattebusche è prevista per il 6 aprile prossimo.
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