Lattebusche, la sfida per latte e formaggio è nella distribuzione
CESIOMAGGIORE. Anche per il latte ed il formaggio la sfida sta nella distribuzione.
«Ed è per questo – spiega Antonio Bortoli, direttore generale di Lattebusche – che guardiamo con grande attenzione alle dinamiche che stanno avvenendo nella Gdo (grande distribuzione organizzata), negli iper, nei supermercati ed anche nei discount: i consumi stanno calando ovunque a causa della crisi».
E voi come reagite?
«Le strade sono quattro, a mio avviso: la qualità del prodotto (siamo stati i primi già nell'82, ad esempio, a remunerare i soci produttori in base alla qualità del latte conferito); l'innovazione costante negli impianti e nei prodotti; il miglioramento continuo del servizio per il mercato domestico; l'allargamento delle quote all'estero. Che ormai significa guardare soprattutto ai mercati extraeuropei, oggi gli unici in crescita significativa».
È soddisfatto ma guardingo Antonio Bortoli; archivia un 2012 positivo, anche se in leggera flessione sul 2011.
«Il calo è comunque contenuto – sostiene – e dovuto a questioni tecniche più che strutturali. La nostra presenza sul mercato cresce, anche se si riducono i margini».
È alla guida di Lattebusche da 39 anni, in pratica i due terzi di vita dell'azienda che di anni ne compirà 60 nel 2014.
«Mio padre Francesco Giuseppe, classe 1902 - rammenta - guidava lo stabilimento della Polenghi Lombardo di Bressanvido (Vicenza) ed io ho trascorso tutta la mia vita nel settore lattiero-caseario, da quando avevo i calzoni corti».
Ricorda che «all'inizio della mia attività non si arrivava al milione di lire (500mila euro) di fatturato all'anno, per 150 quintali di latte prodotto al giorno; oggi abbiamo chiuso il 2012 con 88,1 milioni di euro di fatturato».
Con Bortoli Lattebusche è cresciuta, passo dopo passo, attraverso successive fusioni per incorporazione. «I limiti della montagna sono ben noti, dal frazionamento terriero alla complessità geomorfologica, all'esiguità della popolazione. Se ci si chiude, si muore per asfissia».
Così fu vincente l'idea di unire le forze e dar vita alla “Latteria Sociale Cooperativa della Vallata Feltrina”, sulla qual far convergere progressivamente l'80% del latte dalla provincia. «Poi siamo andati a cercare opportunità altrove: qualcuno temeva che perdessimo la nostra identità, in realtà la testa dell'azienda è ancora qui a Busche anche se gli stabilimenti produttivi sono anche in altre province ed il mercato ormai è nazionale».
Insomma, una regìa bellunese (ancora oggi il 70 per cento del latte lavorato in Busche proviene dai comuni all'interno del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi), che ha pochi riscontri in altri settori. E cita l'acquisizione nel 1988 della latteria Clodiense, a Chioggia (Venezia) «che produceva poco latte, ma aveva tanto mercato», e poi nel 1993 la latteria Brega di Sandrigo e nel 2009 quella di San Pietro in Gu (Padova), che produce 300 forme al giorno di grana padano e ci ha consentito un salto del 25% del fatturato.
Ma le fusioni sono state in tutto una ventina e non sembra ci si voglia fermare qui.
«Fondamentale anche la scelta della vendita diretta: il “Bar bianco” accanto allo stabilimento di Busche, creato nel 1969 e completamente rifatto l'anno scorso, intercetta la corrente di traffico dalla pianura alla montagna e con un milione di clienti all'anno impatta sul fatturato, insieme agli altri 5 punti vendita con insegna “Bar bianco”, per un buon 8% ».
Importanti poi le collaborazioni con la GDO (storiche le catene di supermercati “Alì” di Francesco Canella e “Famila” di Marcello Cestaro); e la capacità di servire tutti i giorni con 70 camion ben 1.700 negozi per la distribuzione del fresco e del freschissimo, mentre con gli stagionati, semi stagionati ed il gelato il mercato si allarga a macchia di leopardo in tutta Italia. «Ed il 20% della nostra produzione va all'estero (il formaggio Piave lo si trova anche a Londra da Harrods come a New York da Di Palo e Whole Food), grazie ad Agriform, il Consorzio per la commercializzazione dei formaggi veneti con sede a Sommacampagna (VR), di cui Lattebusche detiene la quota di riferimento, ovvero il 45%».
Strategie, opportunità, scelte, capacità di ridare costantemente slancio. Ed ora cosa c'è all'orizzonte?
«La nostra macchina funziona – chiude Bortoli - ed è pronta a cogliere eventuali altre opportunità. Il contesto si fa sempre più complesso, ma siamo comunque positivi».
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