L’attività di Radiologia a rischio per l’uscita di uno specialista

Sindacati e comitati per la salute temono una riduzione dell’orario da novembre. Stessa situazione ad Agordo dove a febbraio uno dei due medici se ne andrà
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso

Cosa ne sarà del reparto di Radiologia dell’ospedale di Pieve di Cadore quando a novembre se ne andrà uno dei pochi radiologi presenti? Il servizio rimarrà con un paio di altri specialisti, che quasi sicuramente non basteranno a sostenere l’attività che attualmente funziona già a orario ridotto dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 17 e il venerdì dalle 8 alle 16. E allora cosa ne sarà dell’unità operativa? I comitati per la sanità bellunese temono che l’attività possa essere ridotta e che lo stesso possa accadere anche alla Radiologia di Agordo.

Problemi ad Agordo

Qui, infatti, a febbraio se ne andrà uno dei due radiologi presenti. L’attività, ad Agordo, già l’anno scorso, è stata ridotta per la carenza di personale. Infatti, il reparto funziona dalle 7.30 alle 13 e dalle 14 alle 17 dal lunedì al venerdì, mentre a dare una mano arriva uno specialista da Belluno. La carenza di medici quindi inizia a farsi sentire in maniera forte nella sanità bellunese e rischia di compromettere i servizi stessi.

Carenza di radiologi

Che ci sia un problema di reperimento di radiologi lo dimostra il fatto che l’Usl Dolomiti, soltanto qualche giorno fa, ha incaricato la Salus di Belluno, struttura privata convenzionata, ad eseguire un surplus di indagini di radiodiagnostica oltre a quelle previste dalla convenzione, accordando alla struttura un extrabudget di 200 mila euro. E questo per venire incontro all’unità operativa di Belluno che non riesce a far fronte al carico di lavoro a causa della carenza di specialisti.

Le ipotesi

Cosa succederà quindi a Pieve ed Agordo? Mentre l’Usl fa sapere che nessuna decisione è stata ancora presa, le ipotesi che restano da vagliare non sono poi tante. Da un lato c’è la necessità di indire subito o un avviso o un concorso per trovare nuovi radiologi, cosa che diventa molto difficile nella provincia bellunese, dove arrivano già degli specialisti da fuori per cercare di aiutare i pochi colleghi rimasti.

L’altra ipotesi è che si possa ricorrere a prestazioni esterne o in libera professione e in questo caso però per l’Usl i costi salirebbero.

E c’è chi pensa che si dovrà optare per una riduzione ulteriore dell’orario di attività dei reparti di Radiologia di Pieve e di Agordo. Ma in questo caso cosa potrà fare il Pronto soccorso in caso di emergenza? Sarà costretto ad inviare i pazienti a Belluno. Intanto, sta avanzando la stagione invernale, quella dello sci dove i traumi sono all’ordine del giorno. Insomma, un’eventuale ulteriore riduzione dell’orario della Radiologia avrebbe un impatto molto forte sulla sanità di montagna.

Le critiche

Su questo fronte anche il sindacato si dice preoccupato. «Chiediamo all’Usl di dirci cosa intende fare rispetto a questi scenari che potrebbero aprirsi nel caso in cui non si riuscisse a sostituire il personale che se ne va», dichiara Gianluigi Della Giacoma, segretario della Fp Cgil. «Non possiamo più permetterci di tagliare servizi in un territorio dove garantire la sanità è già difficile per definizione. Se poi l’obiettivo è quello di esternalizzare anche questo servizio, come è stato fatto per il punto di primo intervento di Auronzo, per l’ospedale di Cortina e come si farà per il trasporto sanitario secondario, che lo dicano chiaramente. Questa sanità così non va». Dal canto loro i comitati per salute si dicono sdegnati per questo continuo depotenziamento dei servizi e chiedono un cambio di rotta. —


 

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