L’autista rapito va in malattia nessuna notizia del furgone

Le telecamere del Comune più videosorvegliato non hanno visto niente I carabinieri indagano ma il racconto dell’uomo è sempre meno attendibile



Assalto al furgone? Nessuno l’ha visto. Fino a prova contraria, nemmeno le telecamere di Ponte nelle Alpi, il Comune più videosorvegliato della provincia. Sta diventando ogni giorno meno attendibile il racconto dell’autista, che la settimana scorsa ha denunciato ai carabinieri di Montebelluna di essere stato rapinato del carico da tre uomini, sequestrato per almeno un’ora e legato a un albero, in mezzo alla campagna di Pederobba, il primo comune della provincia di Treviso. Il 56enne di origine pugliese, ma residente a Bassano del Grappa, rischia di essere indagato per simulazione di reato dalla Procura della Repubblica di Belluno.

Intanto, la Media Group autotrasporti di Rosà l’ha messo in malattia. Un periodo di assenza forzata dal lavoro, che potrebbe durare fino a quando gli investigatori non avranno risolto tutti gli enigmi di una vicenda piena di lati misteriosi. Il dipendente è a casa, pur non avendo riportato lesioni nella presunta colluttazione di venerdì 2 agosto, mentre l’autoveicolo Iveco non si sa dove sia. Risulta che fosse dotato di un sistema di rilevamento satellitare, che però dev’essere stato disattivato, perché è completamente uscito dai radar.

Non ci sono testimoni e, a Ponte nelle Alpi, non se ne parla da nessuna parte. Eppure la rapina sarebbe avvenuta verso le 14.30, in viale Cadore, a poche decine di metri dalla rotatoria del Bivio, dove il traffico e le attività commerciali non mancano. Possibile che nessuno si sia accorto di un furgone bloccato da un’utilitaria con a bordo tre uomini, che avrebbero prelevato l’autista dall’abitacolo, prima di bendarlo e legargli le mani dietro la schiena con delle fascette da elettricista? Uno dei malviventi si sarebbe messo alla guida e se ne sarebbe andato verso una destinazione ignota con una refurtiva di occhiali da sole per un valore sui 50 mila euro.

Gli altri due, invece, avrebbero trasportato l’ostaggio nel Trevigiano, legandolo a una pianta e dandosi alla fuga. Pur molto provato e presumibilmente sotto shock, il sequestrato si sarebbe liberato da solo e, sotto la pioggia, avrebbe raggiunto una birreria e dato l’allarme, chiamando i carabinieri. Gli investigatori si sono messi subito al lavoro e stanno sentendo alcune persone, ma almeno per il momento non risultano riscontri a quanto raccontato.

Un’inchiesta, con relativo fascicolo, in Procura della Repubblica c’è sicuramente e questo lo conferma il sostituto procuratore Marta Tollardo.

Ma le ipotesi di rapina e sequestro di persona potrebbero diventare quella unica di simulazione di reato. —



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