L’autopsia spiegherà la morte assurda del portiere
SEDICO. “Catto” è volato in cielo. Compagni e dirigenti dei Giardini Sedico calcio veterani sentono un dolore lacerante, pensando anche alla compagna e ai due figli di Davide Cattonar. Uno dei quali ha appena due mesi di vita e non potrà mai conoscere suo padre, mentre il più grande gioca nel vivaio dell’Agordina. Ma tutto il movimento del Centro sportivo italiano è addolorato e non sa spiegarsi il perché della morte del 44enne portiere, durante la partita serale con l’Auto Malacarne Sovramonte, al «Giovanni XXIII» di Mas di Sedico. Sarà l’autopsia, disposta dalla procura della Repubblica per le prossime ore, a dare una spiegazione scientifica al decesso di un ragazzo che stava bene. Altrimenti non avrebbe avuto il certificato medico.
La presidente del Csi, Nicoletta Castellini, è in carica solo dalla metà di marzo e questo è il suo primo campionato amatoriale: «Sono sinceramente disperata per quello che è successo l’altra sera», sospira al telefono, «ho passato la notte in bianco, dopo aver saputo della morte di questo ragazzo. È una tragedia che tocca ciascuno di noi: ci dispiace tantissimo e siamo vicini alla sua famiglia».
«Il portiere, il portiere!» si è sentito gridare sul prato di via Monte Pelf, dopo che Cattonar aveva effettuato un rinvio e si era improvvisamente accasciato, senza alcun motivo apparente. Era passata una decina di minuti del secondo tempo: «L’arbitro Antonio Di Bianco ha fermato il gioco ed è stato il primo a rendersi conto della situazione. Il successivo intervento con il defibrillatore è stato tempestivo, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza dal San Martino. Le manovre di rianimazione hanno avuto successo, anche se il battito cardiaco era fioco. Speravamo tanto che ce la facesse».
Il Csi è un ente di promozione, ma fa tutto per bene dal punto di vista sanitario. Se un giocatore non ha la salute, gli amici può solo andare a vederli: «Tutti fanno la visita, con la prova sotto sforzo, anche a tutela dei rispettivi presidenti, che si prendono le responsabilità. Cattonar aveva fatto quanto prescritto, oltre a questo è stato utilizzato uno strumento, che spesso salva. Faremo qualcosa con i familiari».
L’altro portiere dei Giardini Sedico, Fabio Sponga aveva condiviso con lui tanti momenti: «Uno straordinario compagno, che veniva dal Gioz. Uno che non ha mai litigato in vita sua, nemmeno con una mosca. Stava giocando, anche se gli impegni di lavoro non gli consentivano di fare tanti allenamenti, perché in questo momento non sto bene e tutto stava andando bene fino a quando si è accasciato. È rimasto mezz’ora sul prato, poi se n’è andato. Siamo scossi, ma già ieri mattina ci siamo ritrovati, per vedere cosa fare. Siamo accanto ad Alessia e ai suoi figli».
Giuliano Marian ha affidato a Facebook il ricordo: «Un volo quasi all'incrocio, una parata stilisticamente perfetta. Mi avvicino, ci guardiamo negli occhi e poi il pugno contro pugno, come si fa con i portieri. Basta lo sguardo, non servono parole. E grazie alla tua prodezza rimaniamo sullo 0-0: fine del primo tempo. Nello spogliatoio siamo uno vicino all'altro e qui con fare scherzoso ti dico: beh, potevi anche bloccarla quella palla. Sorridi, mi sorridi e lì non sapevo, non immaginavo che quello sarebbe stato il tuo ultimo sorriso. Riprendiamo la partita, cinque minuti e poi il buio. Momenti di angoscia, paura, speranza: l'ambulanza che non arriva, i secondi sembrano minuti, tutto sembra surreale con emozioni altalenanti, emozioni fortissime: speranza e sconforto. Quando sei partito sull'ambulanza in cuor mio ero convinto che ce l'avresti fatta, purtroppo il destino ha deciso diversamente, ha deciso di lasciarci con un grande vuoto». Ieri un minuto di silenzio.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi