Lavori casalinghi per i “Cordoi de Sant’Antoni”

RIVAMONTE
Fra i vari tipi di lavoro a casa che si stanno compiendo in questi giorni ce n’è uno che ha una scadenza fissa e irrinunciabile: il 13 giugno. È il giorno della ricorrenza di Sant’Antonio, che a Rivamonte viene sottolineata non solo con le messe, ma anche con la benedizione dei “cordói de Sant’Antoni”.
Si tratta di una tradizione antica e tutta locale, in vista della quale le donne del paese avevano iniziato a operare ritrovandosi assieme durante la settimana. Da quando i decreti governativi hanno impedito gli spostamenti e gli incontri di tante persone, esse hanno pensato di continuare il lavoro da casa.
I loro dispositivi? Mani veloci e abili, fede e buona volontà. Così riusciranno a confezionare decine di migliaia di cordoni desiderati non solo dai rivamontesi, ma da tante persone provenienti dalla vallata agordina e da fuori. I “córdoi” (che richiamano il cingolo del saio francescano) sono infatti dei fili di cotone ai quali vengono fatti tre nodi (i tre voti francescani di povertà, castità e obbedienza) e attaccate delle nappine di filo colorato a una delle estremità. Essi vengono poi legati in mazzetti da sette che verranno distribuiti in occasione della sagra del 13 giugno (benedizione la sera della vigilia).
Si riteneva, e si ritiene, che il “cordón de Santantòni” protegga da ogni male. In passato non si mancava mai di mandarne uno ai famigliari emigrati negli Stati Uniti o in Brasile e, quando il bestiame saliva all’alpeggio, se ne legava uno al campanaccio o al collare di ciascun capo perché il Santo lo preservasse. Chi andava a falciare se ne metteva invece uno attorno alla caviglia affinché le vipere non lo morsicassero, le donne anziane ne annodavano uno all’occhiello della camicia e quelli che andavano a fare i seggiolai ne tenevano sempre uno nel portafogli. Ancora oggi molte persone se lo legano al polso e se lo tengono a lungo o lo appendono all’interno dell’auto.
Il cordone di sant’Antonio non deve essere gettato via, ma bruciato perché benedetto. «Sant’Antonio», dice don Fabiano Del Favero, parroco del paese, «anche in questa fase non manca di volgere lo sguardo a questa nostra realtà che con tanto affetto lo invoca e lo celebra e di dire grazie alle nostre donne». —
G. San.
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