Lavori pubblici, gare gestite da Vicenza: duro attacco di Confindustria al Comune

Edili: «Penalizzate le nostre imprese». Massaro: «Ce lo impone la legge, abbiamo scelto la stazione appaltante migliore»

BELLUNO

Affidare tutte le gare pubbliche alla stazione appaltante della Provincia di Vicenza «rischia di penalizzare le nostre imprese». Duro attacco della sezione Costruttori edili di Confindustria al Comune di Belluno, che ha deciso di dare tutto il pacchetto gare del 2020 alla Provincia di Vicenza. Il timore, già esplicitato da alcuni consiglieri di minoranza a Palazzo Rosso e da Confartigianato, è che le imprese bellunesi non riescano più ad aggiudicarsi lavori.

«Non avevamo alternative, per legge il Comune di Belluno non può avere la sua stazione appaltante», replica il sindaco, Jacopo Massaro. «Siamo molto attenti al mondo delle nostre imprese, e se il problema è quello degli elenchi per gli inviti, daremo indicazione alla stazione appaltante di utilizzare quello provinciale».

Confindustria

«La provincia di Vicenza si era già occupata delle gare per i lavori di riqualificazione delle periferie, con risultati molto penalizzanti per le nostre imprese», spiega Antonio Olivotto, presidente della sezione Costruttori Edili di Confindustria, «imprese di fatto escluse da ogni invito secondo un’ottica di massima apertura del mercato. Una scelta che rischia ora di ripercuotersi su tutto il panorama degli affidamenti pubblici».

Olivotto non se la prende con la stazione appaltante, ma con il Comune, da cui «ci si dovrebbe aspettare più impegno a fare sistema. Se effettivamente “costretto” a demandare ad un altro ente la gestione delle gare pubbliche, cerchi almeno di dettare delle linee guida nell’ottica della salvaguardia e tutela delle imprese locali».

I timori

Il presidente degli edili teme si verifichi una rincorsa ad aggiudicarsi gare con sconti – a fronte del prevalente uso del massimo ribasso – materialmente insostenibili per chi non conosce il territorio, con risultati penalizzanti per imprese e committenti.

«Negli anni», osserva Olivotto, «si è riusciti, con uno sforzo di sistema, a identificare con una legge regionale forme di valorizzazione delle imprese locali, tramite l’istituzione di albi specifici. Perché non farne uso? Perché non coinvolgere la Provincia o allargare la prospettiva alle altre stazioni appaltanti locali per costruire una soluzione tutta ed esclusivamente solo bellunese?».

Gli elenchi

«Il territorio vive se si creano opportunità per le imprese e l’economia locale, per le persone che vivono sul posto», conclude Olivotto. «L’edilizia e i servizi in generale creano ricchezza sul posto dove sono radicati e operano. La proposta allora, se della provincia di Vicenza non si può fare a meno, è quella di imporre l’utilizzo dell’albo degli operatori locali. Nel pieno rispetto delle norme l’obiettivo non è quello di escludere, ma proprio per questo i primi a non essere esclusi non possono essere le imprese che qui operano e risiedono».

La legge

Se il Comune di Belluno ha affidato alla Provincia di Vicenza le procedure per le gare di appalto per lavori e servizi ci sono due ragioni: «La Provincia di Belluno, cui ci eravamo rivolti in prima istanza, ha rifiutato perché è già in difficoltà a gestire le sue gare», spiega il sindaco Jacopo Massaro. «Ed è la legge ad imporci di affidarci ad una stazione appaltante». Il Comune di Belluno non ha i requisiti, aveva illustrato il sindaco in consiglio: non c’è il personale sufficiente e non se ne può assumere; ci sono limiti insormontabili alle spese per la formazione dei dipendenti (ma va fatta se si è stazione appaltante); serve un numero di gare superiore a quelle effettuate da Palazzo Rosso.

«Abbiamo scelto la Provincia di Vicenza perché è una delle stazioni appaltanti più grosse e veloci d’Italia», continua Massaro. «Fra le prime ad essere stata certificata dall’Anac. Con le gare per la rigenerazione urbana non abbiamo avuto neanche un ricorso. Non avevamo alternative, perché è la legge ad imporci di affidarci a qualcuno, e abbiamo scelto i migliori».

Passato critico

«Ricevevamo molte critiche, specie sulle tempistiche, quando le gare venivano gestite a Palazzo Rosso», aggiunge Massaro. «Sono il primo a volere che le nostre aziende si ingrandiscano, lavorino e migliorino, ma in passato abbiamo avuto alcuni problemi con alcune opere pubbliche, proprio con ditte bellunesi».

Fa qualche esempio, il sindaco: «Ci sono voluti due anni per rifare i marciapiedi vicino alla stazione perché l’impresa che aveva vinto la gara non riusciva a terminare il lavoro; dovremo rifare la gara per il piazzale della stazione perché anche ditte bellunesi hanno rinunciato a fare i lavori; la gara per le isole ecologiche interrate è andata deserta due volte e abbiamo faticato a trovare un’impresa che facesse l’intervento. Il mondo degli appalti è fortemente mutato, e forse è necessaria una diversa strutturazione delle imprese».

Il ruolo del Comune

«In ogni caso, stiamo facendo molto per le nostre imprese», conclude il sindaco. «Il nostro Comune ha tempi di pagamento fra i più veloci d’Italia ai privati, ha la tassazione per le imprese più bassa d’Italia. Ma ricordo anche che possiamo arrivare fino a dove ci consentono le norme». È possibile, per esempio, dare indicazione alla stazione appaltante di utilizzare gli elenchi delle imprese bellunesi per le gare a invito, e Massaro si impegna a farlo. «Siamo inoltre aperti ad un ragionamento con le categorie economiche sul tema». —


 

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