«Lavoriamo insieme per il dialogo e la pace»
BELLUNO. Vivono in Italia da anni, a volte da decenni, parlano un dialetto perfetto, i loro figli sono nati qui e a scuola sono considerati bimbi italiani, come tutti gli altri. È una realtà integrata e collaudata quella degli stranieri di religione musulmana residenti a Ponte nelle Alpi, Belluno, Longarone. Si sono trasferiti dai pesi d’origine, per lo più del Nord Africa, per migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie come hanno sempre fatto e continuano a fare molti italiani, perché la verità è che «quelli che si spostano di più al mondo sono i ricchi».
Domenica la comunità musulmana è stata invitata alla Festa de l’Unità in corso a Pus, sul Nevegal, dove il Pd aveva organizzato un incontro dibattito dedicato proprio ai temi dell’immigrazione. Una giornata riuscita e festosa, anche grazie al contributo culinario portato dagli ospiti che hanno proposto il cous cous, dolci tipici e il tè marocchino, tutto perfettamente abbinato al formaggio alla piastra, alla polenta e al pastin proposti dagli ormai celebri cuochi del Pd.
Il punto di partenza del Partito democratico è pragmatico: numeri, innanzitutto, perché l’immigrazione percepita è distante anni luce da quella reale. Utile, in questo senso è la traccia data da Stefano Allevi, sociologo docente all’Università di Padova e autore del libro “Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione”. Allevi si è confrontato con Omar Askander, presidente dell’osservatorio internazionale Atlantis, con il presidente dell’Unione italiana migranti Allal Zaidi, con il deputato Pd Roger De Menech e con la collega Sara Moretto che fa parte della commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza e identificazione dei migranti.
«Con tre miliardi di attivo dato dal loro lavoro, è chiaro che il problema non è economico, ma culturale», rileva il sociologo Allevi che parte dall’analisi dei motivi che inducono a migrare: «Spostarsi è un’opportunità di svolta di vita. Lo sanno bene i 12 mila veneti che sono emigrati nel 2015». La verità è che l’Italia attraversa una fase di invecchiamento e spopolamento e ogni anno si perdono 300 mila lavoratori, più del numero degli immigrati in ingresso. Ma soprattutto fermare le migrazioni sarebbe impossibile, visto che avvengono da che mondo è mondo. La questione è gestire la situazione, affrontare gli inevitabili conflitti e combattere con dialogo e conoscenza quella politica che fomenta e crea problemi. Un esempio è vicino: il presidente della Regione, Luca Zaia, parla di “invasione”, ma 10.665 persone presenti attualmente nel Veneto e in attesa di protezione non sono un’enormità.
Insomma «bisogna fare l’interesse collettivo, che non significa essere più buoni», spiega Moretto. «Dobbiamo fare di più nella gestione dei grandi fenomeni», dice De Menech, «imponendo il rispetto delle regole a chi arriva», cosa non semplice, visto che l’Italia «è disordinata di suo». De Menech ricorda anche che Belluno è alle Olimpiadi di Rio con un atleta nato in Marocco.
Ma la cosa fondamentale è non cadere nella trappola della paura, dando per scontata l’equazione musulmani uguale terroristi. «Dialogo, incontro e accoglienza sono fondamentali», dice Askander, che riconosce al Pd un «ruolo leader nella costruzione di ponti di pace e rispetto. La storia non dimentica chi lavora». Moretto riassume i passi necessari: «Creare una rete permanente, accelerare i tempi per il riconoscimento dello status di rifugiato, incentivare l’accoglienza, lavorare alle buone pratiche di integrazione e avviare politiche di cooperazione. Il famoso “aiutiamoli a casa loro”, ma davvero, però».
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