Lavoro, sempre più voucher in provincia
BELLUNO. Boom di voucher in provincia, soprattutto nel settore del turismo e del commercio. In quattro anni si è passati dai 79.802 buoni-lavoro venduti nel 2012 ai 568.422 del 2015, una cifra sette volte più grande. Una crescita superiore a quella registrata in Veneto, dove la vendita di voucher si è quintuplicata, passando da 3.231.188 del 2012 ai 15.161.243 del 2015. Secondo le stime dell’Ufficio studi della Cisl del Veneto, nel Bellunese sono stati 6 mila i lavoratori che nel 2015 sono stati pagati con i voucher (erano un migliaio nel 2012). Anche in questo caso siamo di fronte a un primato della montagna, che ha visto i lavoratori sestuplicarsi (in Veneto sono triplicati). E la tendenza per il 2016 è di un ulteriore aumento. Per chi non lo sapesse, un voucher vale 10 euro: 7.50 euro vanno al lavoratore, gli altri sono divisi tra Inps (1.30 €), Inail (0.70 €) e costi di servizio (0.50 €).
Lavoro precario. «Il problema è che con questo sistema si assiste a una precarizzazione del lavoro ancora più spinta di quella che poteva essere fino a qualche anno fa con i contratti Co.co.co», ha detto Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto. «Se uno dovesse essere pagato sempre con i voucher, dovrebbe lavorare 126 anni per poter avere una pensione di 673 euro al mese. Questo perché il versamento contributivo è del 13%, rispetto al 27% previsto per gli altri contratti. Considerando che il buono-lavoro gode della formula assicurativa per infortunio, invalidità permanente e anche per decesso, in quest’ultimo caso i superstiti sarebbero beneficiari di una rendita di 1.252 euro».
Le somme incassate sono esenti da Irpef, quindi non vanno dichiarate nel 730: «Se questo da un lato è un bene per il voucherista, dall’altro è un male per la collettività, che si assume tutti i costi a fronte a un versamento all’Inail di 0,70 euro. Ma soprattutto è un bene per il datore di lavoro, che con 10 euro si assicura rispetto a ogni evenienza, infortunio compreso». Per contro il voucherista non ha indennità di malattia, ammortizzatori sociali, assegni familiari e neppure la maternità.
Aumenta il lavoro nero. «Siamo di fronte a un fenomeno paradossale», aggiunge Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl Belluno Treviso, «per cui il voucher, nato per contrastare il lavoro nero, è diventato un mezzo per incentivarlo. Con questo strumento il lavoro viene trattato come una merce che si compra e si vende, senza pensare che dietro ci sono delle persone».
I settori. A utilizzare questo strumento sono tutte le categorie di persone: dai giovani ai pensionati, dai cassintegrati agli occupati, come rileva Rudy Roffaré segretario della Cisl di Belluno. «Un voucher su cinque è utilizzato nel turismo (nel 2015 sono stati 117.947); 74.566 quelli destinati al commercio; meno diffuso invece il suo utilizzo in agricoltura, settore per cui era nato (6.454). Questi numeri fanno capire che i buoni lavoro si sono trasformati in nuovi strumenti di sfruttamento dei lavoratori precari e luogo di evasione contributiva e fiscale. Se fossero stati utilizzati per lo scopo per cui erano nati - cioè per lavori saltuari e occasionali - saremmo stati d’accordo, ma ora fanno le veci dei contratti a tempo determinato».
Il numero verde. I sindacati da tempo chiedono al governo che venga introdotta la tracciabilità dei voucher, che obbliga il datore di lavoro a comunicare in anticipo all’Inps i dati del lavoratore e la data della prestazione, per evitare abusi. «L’approvazione era prevista per oggi (ieri, ndr), ma è stata rinviata», precisa Roffaré, che ricorda: «Da inizio maggio è attivo un numero verde 800 995 035 per segnalare abusi nell’utilizzo dei voucher. Le informazioni raccolte serviranno per completare un dossier da inviare a ministero del Lavoro, Regione e Inps».
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