L’azienda sanitaria costretta a pagare

BELLUNO. Si vince da una parte, si perde dall’altra. Se è stata salutata positivamente la sentenza del Tar Veneto che rigetta il ricorso di medici e sindacati di categoria contro il lavoro serale,...
Presentzione del nuovo direttore ULSS 1 e commissario per l'ULSS 2, Adriano Rasi Caldogno
Presentzione del nuovo direttore ULSS 1 e commissario per l'ULSS 2, Adriano Rasi Caldogno

BELLUNO. Si vince da una parte, si perde dall’altra. Se è stata salutata positivamente la sentenza del Tar Veneto che rigetta il ricorso di medici e sindacati di categoria contro il lavoro serale, dall’altro però dalla Corte d’Appello di Venezia è arrivata una condanna all’Usl 1 a pagare quanto dovuto ai farmacisti. È il secondo atto di un contenzioso che va avanti da un anno e che ha visto in primo grado il tribunale di Belluno e ora la Corte di Appello dare ragione ai farmacisti. Federfarma, insieme con altri 26 titolari di farmacia, infatti, ha trascinato l’Usl in tribunale per chiedere la restituzione di somme indebitamente calcolate con l'Iva con il decreto Abruzzo. Nel 2009 il decreto legge 77/2009, chiamato anche “decreto Abruzzo”, all'indomani del terremoto, aveva previsto una trattenuta dell'1,4% da calcolare sull'importo del farmaco al lordo delle eventuali quote di partecipazione alla spesa a carico dell'assistito e delle trattenute convenzionali e di legge. E tale trattenuta era effettuata in due rate annuali. Ma già c'era una trattenuta sui farmaci fatturati, in più i farmacisti avevano dovuto aggiungerci la tassa di Stato. Insomma, per loro si è trattato di un prelievo non dovuto. E ora la Corte di Appello veneziana, sezione III civile, ha rigettato la sospensiva sull’efficacia esecutiva della sentenza e condannato l’Usl a pagare 500 euro. Alla fine l’azienda sanitaria dovrà pagare 34.243 euro a favore dei singoli farmacisti, 6.904 per spese legali e 500 euro. «La cosa strana», replica il direttore generale, Adriano Rasi Caldogno, «è che la stessa causa è stata fatta anche contro l’Usl 2 e lì un’altra sezione della Corte di Appello ci ha dato ragione. Comunque», annuncia il dg, «non ci fermeremo qui: faremo ricorso contro l’esecutività della sentenza».

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