Lazzaretto: «La fabbrica poteva essere salvata»
BELLUNO. «C’è stato un momento in cui si poteva fare un piano alternativo alla chiusura. Ma forse non c’è stato l’interesse a salvare la fabbrica». Parole dure quelle pronunciate dall’ex dirigente, Tiziano Lazzaretto. Settantacinque anni, 42 all’interno dello stabilimento bellunese, dal periodo d’oro degli anni Settanta fino al momento in cui si è iniziato a parlare di chiusura.
Lazzaretto è la persona che sulle ceneri dell’Invensys ha creato la Phoenix Elmec, dando lavoro a oltre venti ex dipendenti. «Io non ero d’accordo su come l’azienda intendeva muoversi e così nel 2012 me ne sono andato. L’Invensys», prosegue Lazzaretto, «voleva chiudere tutti gli stabilimenti in Europa occidentale e tenere in vita i due in Repubblica Ceca e in Slovacchia, dove il costo della manodopera è minore. E così ha fatto».
Lazzaretto racconta alcuni risvolti inediti di questa vicenda e se la prende con la politica. «Le istituzioni non hanno fatto niente, sono convinto che non si potevano salvare tutti i lavoratori, non tutte le linee produttive, ma una parte, anche cospicua, poteva avere un futuro diverso». «Le autorità non avevano potere o capacità contro la multinazionale o hanno avuto paura di affrontare la situazione. E pensare che lo stabilimento bellunese era considerato un centro di eccellenza dell’elettromeccanica in Europa almeno fino al 2001, tanto che aveva ricevuto un premio mondiale per la sua organizzazione snella (in gergo linea Interprise). Poi dal 2001 sono successe tante cose».
Per l’ex manager «le autorità dovevano cercare di agganciare qualcuno che potesse imporre alla proprietà di andarsene lasciando qui qualcosa». E in effetti all’inizio tutti pensavano che questo sarebbe accaduto.
Il piano alternativo, quindi, per Lazzaretto, era possibile, «ma il problema era la lavorazione della plastica: avevamo iniziato a contattare alcune aziende del settore, ma si doveva trovare anche un leader nell’assemblaggio che si facesse carico di supportare l’attività. E in questo modo si sarebbero potuti salvare almeno 40-50 posti. Sarebbe stata dura, ma si poteva fare. Qualcuno, però, doveva creare le condizioni perché questo avvenisse. Ma non si è voluto».
Frecciate anche al sindacato «che ha sbagliato moltissime mosse. Io sono del parere che non si debba mai giungere a chiudere un’azienda. Se si arriva a ciò, significa che gli uomini hanno sbagliato. Si doveva, nel caso dell’Invensys, analizzare dove fossero i buchi e rimediare».
Ma se la politica non ha fatto il miracolo, nel suo piccolo lo ha fatto questo ex dipendente che in età da pensione ha voluto rimettersi in gioco e fare il salto dall’altra parte della barricata. Così nel 2013, a pochi giorni di distanza dalla chiusura dell’Invensys, Tiziano Lazzaretto ha aperto una sua azienda insieme ad altri due soci: il commercialista bellunese Domenico Sangiovanni e il titolare dell’Elettroplast De Bastiani. «Abbiamo rilevato due linee di prodotto dell’Invensys, vale a dire il programmatore di lavastoviglie e lavatrici e il temporizzatore, e abbiamo dato vita a Phoenix Elmec, azienda metalmeccanica con sede in Alpago. E come l’araba fenice abbiamo fatto risorgere una parte della vecchia fabbrica, assumendo una ventina di ex lavoratori, soprattutto tecnici, che diventano 25 in corrispondenza dei picchi stagionali. Ma ora dobbiamo iniziare a inserire i giovani, ad affiancarli ai “vecchi” per tirare su dei buoni tecnici. Perché, come ho imparato stando alla vecchia Eaton, le persone devono essere formate continuamente». (p.d.a.)
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