Le accuse di Pozza «Interessi di bottega a scopo elettorale»
La protesta del presidente della Camera di Commercio nel mirino sia il Pd della Serracchiani che il centro destra
BELLUNO. Perché il Friuli Venezia Giulia si è annesso Sappada e non ha permesso alla Camera di Commercio di Pordenone di allearsi con quella di Treviso e Belluno? «Due pesi e due misure» protesta Mario Pozza, presidente della Cciaa, che ha parole durissime contro la politica friulana ma anche veneta.
Il distacco di Sappada è «una scelta a fine legislatura spesa in senso elettorale», da parte evidentemente dei friulani che vanno al voto, e «sottovalutata sin dall’inizio l’annessione al Friuli, la politica veneta cade di fronte al peso degli interessi politici di bottega».
Pozza mette sotto accusa soprattutto il Pd di Debora Serracchiani ed Ettore Rosato, osservando che l’annessione di Plodn «avviene a fine legislatura per garantire i voti a quella parte politica che si trova alla guida della regione Friuli e che ha molti esponenti friulani in parlamento».
Ma non risparmia critiche all’opposizione friulana, nella fattispecie al leghista Massimiliano Fedriga, senza peraltro citarlo. In Friuli «ci sono due metri e due misure pur essendo Regione a Statuto speciale», sottolinea polemico il presidente. «La Camera di Pordenone che aveva chiesto provocatoriamente di unirsi a Treviso – Belluno per contiguità economica dei territori, dei sistemi produttivi e dei servizi, deve ricorrere al Tar per difendere la sua autonomia e l’innaturale accorpamento ad Udine. Un gran pateracchio, che certifica il fallimento sia della politica romana sia di quella della Regione friulana».
Pozza sostiene, a questo punto, che non ci devono più essere privilegi per nessuno, neppure per le Regioni Speciali e fa intendere che il Governo deve riconoscere, quanto prima, l’autonomia al Veneto.
«I cittadini veneti che sono anche imprenditori ed imprenditrici, dirigenti d’azienda operai e commessi, segretarie, professionisti, qualche settimana fa, non hanno chiesto di diventare trentini o friulani ma di restare veneti in un contesto di regole fiscali, amministrative, di competenze, di rapporti istituzionali più favorevoli o quantomeno uguali a quelle che ci sono nei territori contigui».
Dopo aver ricordato che ogni anno 40 milioni pagati dalle imprese con il diritto annuale alle Camere di Commercio in Italia, non vanno a finanziare programmi ed interventi a sostegno dell’economia locale ma finiscono nel bilancio dello Stato per ridurre il debito pubblico che invece aumenta, Pozza rammenta che alcune Camere di commercio tra le quali quelle di Venezia – Rovigo e Treviso - Belluno sono “in causa” con il Governo contro queste disposizioni “inique”. «La Legge di stabilità dovrebbe abrogare queste norme e destinare le risorse a finanziare il credito per le imprese in tutte le parti del Paese. Che sia la volta buona? Faremo finalmente il tifo per i nostri parlamentari».
Francesco Dal Mas
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