Le attese dei bellunesi per il nuovo vescovo

BELLUNO. «Caro Vescovo ti scrivo...». I bellunesi, credenti e no, ripongono in mons. Renato Marangoni, che oggi farà il suo ingresso in diocesi di Belluno Feltre, tante attese.
«Un prete fresco non può che essere un vescovo fresco. E portare aria fresca anche sulle Dolomiti». L'immagine è di Paolo Perenzin, il sindaco di Feltre. «Don Renato», come lo chiama, Perenzin l'ha conosciuto a Padova, insieme a Jacopo Massaro, sindaco di Belluno, quel pomeriggio in cattedrale, quando Marangoni è diventato vescovo.
«Ho condiviso con Jacopo il sapore della freschezza - racconta Perenzin - perché don Renato ha citato l'Evangelii Gaudium e l'Amoris Laetitia, rispettivamente un'enciclica e un'esortazione che riassumono il suo pensiero sulla Chiesa e sul mondo».
Quelle citazioni hanno indotto i due sindaci a ritenere che Marangoni arrivi oggi a Belluno con lo spirito di Francesco. «Ho l'impressione, per come si è presentato, che voglia davvero stare fra la gente, portandosi dietro quell'odore di pecora che Francesco ha consigliato a tutti i suoi preti (e vescovi). Un pastore sta davanti al gregge, ma sta anche alla fine, quando è necessario, per accompagnare quelli che non ce la fanno».
Bene, Perensin si dice certo che così farà mons. Marangoni. Questa mattina, alle 11, il suo incontro con le autorità al Giovanni XXIII, nel pomeriggio, alle 16, l'insediamento, con la partecipazione del patriarca mons. Francesco Moraglia e di una decina di vescovi, tutti quelli delle diocesi vicine, e non solo.
Ci sarà anche Daniela Larese Filon, presidente della Provincia e sindaco di Auronzo. Condivide l'approccio dei colleghi col nuovo pastore e proprio per questo è convinta che da mons. Marangoni arriverà un forte sostegno alle istituzioni, a incominciare proprio dalla Provincia, in particolare per la difesa che sta facendo della sua specificità ed autonomia.
«Alla fin fin è in ballo la nostra identità e questo valore è molto caro alla Chiesa».
Anche Giampaolo Bottacin, assessore all'ambiente, ha "piena fiducia" del supplemento di valore che potrà venire dal nuovo vescovo, soprattutto in un periodo delicato di transizione come questo. Ma don Renato, che conosce molto bene le Dolomiti, non mancherà di dare un contributo - ne è convinto Bottacin - anche per l'ambiente, anzi il creato. Il sacerdote padovano, che da oggi sostituirà il bellunese mons. Giuseppe Andrich, ha lavorato molto con i giovani.
«Sono certa - afferma Larese Filon - che accadrà anche da noi. E i nostri giovani hanno molto bisogno di essere supportati. Studiano e vanno a cercare lavoro lontano da qui, perché nei loro paesi non lo trovano. Dobbiamo rimetterli nelle condizioni di restare o di ritornare».
Il lavoro, appunto. La disoccupazione giovanile. Ecco i problemi che stanno più a cuore al sindacato. «Papa Francesco - ricorda Ludovico Bellini, segretario provinciale della Cgil - ha ripetutamente sollevato questi temi, manifestando viva preoccupazione. Mi pare che il nuovo vescovo voglia interpretarlo nella sua nuova missione e, quindi, ci darà un'indispensabile aiuto morale».
Ma Bellini va con la memoria a due anni fa, quando su un palco salirono un po' tutte le istituzioni ed intervenne anche mons. Andrich, a difesa allora della Provincia. «Fu un’esperienza indimenticabile di condivisione che, ne sono certo, si ripeterà, quando necessario anche col nuovo vescovo».
Marangoni ha una famiglia che pare tipicamente bellunese, con un retroterra d'emigrazione. Lo sono due zie, una in Australia ed un'altra in Argentina, lo è stata una terza zia, in Svizzera.
«Sì, è uno dei nostri» lo annette Oscar De Bona, presidente dell'Associazione Bellunesi nel mondo. «Lo inviterò già domani (oggi per chi legge, ndr) alla nostra festa del 50° di fondazione e gli ricorderò che tra i padri costituenti c'era uno dei suoi predecessori, mons. Muccin».
L'Abm è, di fatto, una costola della Chiesa e De Bona si augura che anche 'don Renato' trovi la disponibilità a visitare le famiglie bellunesi nel mondo, come i precedenti vescovi. «C'è una seconda diocesi di Belluno, anche con più fedeli, che si trova all'estero e tutti questi bellunesi considerano mons. Marangoni come il loro vescovo».
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