“Le carte del Vajont” all’Archivio di Stato
BELLUNO. La mostra con i documenti e i materiali prodotti nel corso del processo del Vajont torna all’Archivio di Stato di Belluno.
L’esposizione, intitolata “Le carte del Vajont. Dalla diga al processo”, già allestita lo scorso anno nell’antica chiesa di Santa Maria dei Battuti, sarà riaperta da oggi fino al 31 ottobre, in occasione del 51° anniversario del disastro.
Le carte, 256 faldoni trasferiti temporaneamente dall’Archivio di Stato dell’Aquila a quello di Belluno dopo il terremoto, testimoniano il lungo iter processuale: una lunga fase istruttoria durata nell’insieme quasi cinque anni e seguita, nel corso dei due anni e mezzo successivi, dai tre giudizi in corte d’assise, in appello e in Cassazione.
Nella sala di studio dell’Istituto è possibile la consultazione dell’intero fascicolo processuale, attualmente digitalizzato dopo un lavoro iniziato a fine 2009, quando è stata stipulata la convenzione per il sostegno dell’iniziativa tra l’Archivio Stato di Belluno e quello de L’Aquilia per il progetto denominato “Archivio diffuso del Vajont”.
Quattro le sezioni in cui è divisa la mostra. Nella prima si espongono documenti relativi alle diverse tappe attraverso le quali si passò dal 1925 al 1957 nelle varie progettazioni della diga del Vajont, fino alla sua realizzazione compiutasi tra il 1958 e il 1960.
Non mancano poi corrispondenze, rapporti, perizie relativi ai pericoli presentatisi con la realizzazione del bacino artificiale, dall’individuazione della frana “preistorica” e delle corrispondenti analisi e sperimentazioni tecniche, fino alle valutazioni dei periti giudiziali.
Nella terza sezione sono raccolte le descrizioni delle caratteristiche della frana staccatasi dal Monte Toc sulla sponda sinistra del bacino idroelettrico, riportando alcune tra le più significative descrizioni di essa: da quelle realizzate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta e delle perizie giudiziali alle testimonianze di persone che furono protagoniste dei momenti immediatamente successivi al disastro. L’ultima parte della mostra è dedicata al lungo iter processuale: dall’ordinamento dei documenti sequestrati operato dal giudice istruttore sino all’ultima e definitiva sentenza in Corte di Cassazione.
Segue infine uno spazio che ospita i materiali diversi provenienti dal fascicolo processuale: si tratta in particolare di campioni di roccia estratti nel corso dei carotaggi eseguiti per ordinanza nel 1964 e di un plastico che rappresenta la zona del Toc prima e dopo la frana, realizzato nel 1965.
Questi materiali erano stati richiesti dal Comune di Longarone, che nel 1999 li aveva ricevuti provvisoriamente in deposito dal Tribunale dell’Aquila e sono stati esposti al pubblico per la prima volta dopo il processo in occasione della mostra allestita l’anno scorso per il 50°.
La mostra si può visitare il lunedì e il giovedì dalle 8.15 alle 17.30, il martedì, il mercoledì e il venerdì dalle 8.15 alle 13.55. Informazioni si possono trovare al numero 0437 940061.
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