Le coltivazioni di prosecco «minacciano la biodiversità»

BELLUNO. La biodiversità e la lotta ai pesticidi sono l’unica via per un controllo e un utilizzo sostenibili del nostro territorio, anche, e soprattutto, alla luce dei tremendi cambiamenti climatici che minano la stabilità di un ambiente fragile e unico come quello dolomitico.

«L’arrivo delle coltivazioni del prosecco sta minacciando la nostra provincia con tutta una serie di veleni e di tecniche incompatibili con la nostra agricoltura», ha spiegato Tiziano Fantinel di Coltivare condividendo introducendo gli ospiti dell’incontro sulla biodiversità all’interno di un patrimonio dell’umanità come le Dolomiti andato in scena in una sala Bianchi straripante di persone nonostante la calura, «dobbiamo aiutare la rete di piccole realtà che promuove la biodiversità e combatte le monoculture intensive sempre più ingombranti e pericolose per la sanità pubblica e per farlo vanno privilegiate l’agricoltura biologica, le tecniche di coltura sostenibili ed è necessario prestare maggiore attenzione alla nostra alimentazione».

La serata è stata organizzata dal coordinamento Liberi dai veleni, assieme a una galassia di associazioni e movimenti attenti ai temi legati all’agricoltura sostenibile e sana che comprende Aiab Veneto, A.ve.pro.bi, Coltivar condividendo, Dolomitibio, Federconsumatori, Fridays4future, G.a.s. locali, slow food Belluno, Samarcanda, Socialità contadina, Terra bellunese e Ctg.

«Vedere così tante persone a un incontro simile dà grande soddisfazione», Stefania Ganz, assessore del Comune di Belluno, «coltivando in modo sostenibile la nostra terra aiuta a non inquinarla e fa bene a tutta la comunità». Ospiti della serata sono stati il professor Salvatore Ceccarelli, agronomo genetista, ricercatore e docente universitario e la dottoressa Stefania Grando, agronoma e autrice di importanti studi sulla resilienza delle colture cerealicole.

«Nel tempo, la biodiversità porta dei benefici enormi nella produzione di cibo e nel risparmio di una risorsa importantissima come l’acqua», ha spiegato Ceccarelli, che ha sviluppato tecniche di miglioramento genetico ottenendo colture più produttive e resilienti anche in zone particolarmente delicate del mondo come Siria, Iran e paesi africani riportando i contadini al centro dell’economia agricola e sviluppando nuove forme di sostentamento per le aziende agricole, «mantenendo il controllo dei semi nelle mani degli agricoltori, invece che affidarsi alle sole multinazionali che ne controllano la distribuzione e la vendita di pesticidi si recuperano saperi importanti. Il biologico è l’unica via per invertire la pericolosa tendenza alla monocultura e all’agricoltura intensiva». All’esterno della sala era allestita una piccola esposizione di sementi e macchinari utili a una produzione basata sulla biodiversità: «Dopo la grande produzione è ora di dirigerci verso il cibo intelligente», ha spiegato Stefania Grando, «un’idea di sostentamento che mette assieme produzione, sostenibilità e varietà per un’agricoltura davvero smart e amica dell’ambiente come dell’uomo». —

Fabrizio Ruffini



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