Le cooperative reggono l’urto ma le difficoltà si moltiplicano

BELLUNO. «Le cooperative sociali per ora sono organismi sani, ma per quanto possano sostenere l’urto della crisi questo non è dato sapere, anche in considerazione del fatto che sempre di più gli enti...
Belluno, 21 novembre 2007. presentazione del convegno le valli. Il presidente Pasquale Costigliola e il presidnete del consorzio Sacs Severino SperanzaIl presidente della cooperativa Pasquale Costigliola
Belluno, 21 novembre 2007. presentazione del convegno le valli. Il presidente Pasquale Costigliola e il presidnete del consorzio Sacs Severino SperanzaIl presidente della cooperativa Pasquale Costigliola

BELLUNO. «Le cooperative sociali per ora sono organismi sani, ma per quanto possano sostenere l’urto della crisi questo non è dato sapere, anche in considerazione del fatto che sempre di più gli enti locali, soprattutto, ritardano notevolmente il pagamento del servizio reso. Questo ci costringe a ricorrere a prestiti bancari per poter pagare i nostri lavoratori mettendoci in uno stato di sofferenza che non dobbiamo sottovalutare».

A lanciare l’allarme è il presidente di Federsolidarietà Belluno (l’insieme delle cooperative sociali che operano nel settore), Pasquale Costigliola.

«Sicuramente i tagli ai bilanci che stanno operando i Comuni o le altre pubbliche amministrazioni non volge a nostro favore perché implicano una diminuzione dei servizi al cittadino e quindi anche per chi opera nel settore. E poi c’è la questione degli appalti dove, viste le ristrettezze, gli enti locali privilegiano solo gli aspetti economici a danno della qualità dei lavoratori. Nel sociale, una norma regionale obbliga a tenere presente, nei bandi, del progetto e del costo».

Costigliola pone l’attenzione poi anche sull’aspetto dell’accreditamento delle strutture sociali. «Questo è importante perché molte cooperative hanno investito su strutture accreditate anche di loro proprietà e ora, proprio questi, sono richiesti sul mercato e l’accreditamento delle strutture è una cosa obbligatoria».

Nel territorio bellunese sono oltre un centinaio le cooperative di cui 23 di consumo, 15 agricole e 18 quelle sociali .

Ma anche la riforma fiscale e del lavoro potrebbe mettere in crisi questo settore. A dirlo è il direttore di Confcooperative, Marco Caliandro. «Si pensa sempre che le cooperative siano fiscalmente agevolate, ma questa è una leggenda. Infatti, il 30% del fatturato deve essere messo a riserva, mentre per le cooperative sociali vige il regime fiscale delle Onlus. Con la precedente manovra fiscale, si è imposto alle cooperative il 10% di tassazione su quel 30% del fondo di riserva. Si tratta di una tassa in più che deve essere pagata», precisa Caliandro.

A questo si aggiunge la riforma del lavoro che irrigidirebbe i rapporti lavorativi. «Si punta, infatti, tutto sul contratto a tempo indeterminato, tanto che anche il cocopro finisce con l’avere una contribuzione simile al contratto indeterminato. Prima il contratto a progetto era flessibile, ora invece deve avere orari prefissati e quindi inizia a costare di più all’imprenditore».

Per il direttore di Confcooperative bellunese, quindi, la riforma del lavoro non avrà degli effetti positivi nell’ottica dell’incremento dell’impiego, anzi il contrario. «Aumentando i costi e irrigidendo i rapporti», conclude Caliandro, «anche le cooperative assumeranno di meno e pagheranno di meno e questo non può che frenare l’economia e il mondo del lavoro».

Paola Dall’Anese

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