Le due mamme ancora in attesa non si fa l’udienza sul ricorso

Non c’è il parere della Cassazione e un impegno del difensore fa slittare tutto La Procura contesta la trascrizione del figlio e non si può celebrare il battesimo



Il bimbo con due mamme deve avere pazienza. Andrà a finire che smetterà di gattonare e comincerà a camminare, quando la Corte di Cassazione avrà messo la sua parola decisiva sul caso e, al Tribunale di Belluno, potrà essere celebrata l’udienza sul ricorso della Procura, a proposito delle legittimità della sua trascrizione nei registri di nascita del Comune di Mel da parte del sindaco Stefano Cesa. Probabilmente l’udienza di dopodomani a Belluno non sarebbe stata risolutiva, in ogni caso non sarà celebrata anche per un impegno romano del difensore delle due donne, Maurizio Paniz. Saltata e aggiornata, non si sa ancora a quando. I tempi della giustizia non sono quasi mai brevi e il rischio molto serio è che passino mesi, se non addirittura anni. Nel frattempo, non è detto che la Prefettura si costituisca. È stato il prefetto Francesco Esposito a segnalare la vicenda e a innescare il procuratore Paolo Luca.

Entrambi vogliono far rispettare la legge, non sono dei retrogradi: l’ordinamento in vigore richiede, come indispensabile presupposto del riconoscimento della genitorialità, che i genitori siano un uomo e una donna. Come si usava una volta. Ma le interpretazioni sono le più diverse in giro per l’Italia e, tanto per cominciare, non si può celebrare il battesimo. Rinviato a tempo indeterminato, a parte il fatto che un prete interpellato dalle due ragazze ha posto delle condizioni tali da convincerle a rivolgersi ai frati. Per la religione cattolica, non solo vivono nel peccato, ma sono anche ricorse all’inseminazione artificiale, a Barcellona.

Le due ragazze si sono unite civilmente e non sono state nemmeno le prime. Il 21 aprile sono state sposate dai primi cittadini Cesa (Mei) e Da Canal (Trichiana), ma già un anno prima erano state in Spagna, per cominciare il percorso dell’inseminazione artificiale da un donatore anonimo, che è avvenuta il 3 settembre. A fine maggio, all’ospedale di Feltre, è nato un maschio.

L’8 giugno, come ufficiale di stato civile, Cesa ha scritto l’atto, senza indicare il papà. Poi lo stesso sindaco ha iscritto l’atto, nel quale l’una unita civilmente con l’altra «dichiara di riconoscere come proprio figlio il bambino nato tramite ricorso alla procreazione medicalmente assistita da chi già lo ebbe a riconoscere come proprio figlio».

Ci sono due atti: da una parte l’iscrizione dell’atto di nascita del bambino della donna che l’ha partorito, dall’allatra la registrazione, in un’altra sezione del registro, della dichiarazione di filiazione da parte di una persona dello stesso sesso. Detto questo, gli atti stessi sono illegittimi, perché violano il decreto del presidente della Repubblica numero 396 del 2000. —

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