Le famiglie bellunesi sono indebitateCresce il rischio dell'usura
Famiglie sempre più indebitate nel Bellunese della crisi. A rivelarlo uno studio dell’associazione Contribuenti, a confermarlo l’Adiconsum. Otto le richieste di accedere al fondo di garanzia contro l'usura, cioè situazioni gravi
BELLUNO.
Famiglie sempre più indebitate nel Bellunese della crisi. A rivelarlo uno studio dell’associazione Contribuenti, a confermarlo l’Adiconsum. L’onda lunga della congiuntura si è fatta sentire soprattutto in questo primo semestre del 2010. Un dato su tutti: se fino al 2009 il fondo di garanzia contro l’usura non è mai stato - o quasi mai - utilizzato, da gennaio a oggi le richieste sono state otto. Attenzione però: «Qui non parliamo di usura in senso stretto, ma di situazioni gravi di indebitamento a rischio usura», sottolineano dall’Adiconsum. Ad ogni buon conto un fenomeno nuovo.
Belluno è tra le prime 14 province in Italia maggiormente esposte al rischio usura. Questo significa che l’indebitamento sta oltrepassando i livelli di guardia e che le famiglie hanno sottovalutato gli effetti della crisi.
C’è chi arriva allo sportello dell’Adiconsum con il fiato corto: «Sono aumentate le situazioni di difficoltà», afferma il presidente della sezione bellunese, Francesco Masini.
Il dato sul fondo di garanzia contro l’usura - gestito proprio dall’Adiconsum - è quello più eclatante: «Non parliamo di famiglie in mano agli strozzini, ma di soggetti indebitati che non possono chiedere prestiti. Insomma, persone che non avrebbero altre alternative se non ricorrere a forme di finanziamento a tassi usurari. Per fortuna lo strozzinaggio a Belluno non ha mai trovato terreno fertile.
Ma diversa è la storia per le imprese, dove il “passaparola” e le “conoscenze” spesso non mancano. Non a caso, proprio nei giorni scorsi e proprio sul nostro giornale, la Cassa edile aveva lanciato l’allarme: «Se va avanti così, diventeremo preda della criminalità».
I segnali, quindi, per il tessuto socio-economico bellunese non sono buoni. E questo al di là di ogni facile allarmismo. Poi, ovvio, c’è chi sta andando a fondo e chi continua a galleggiare in qualche modo. «C’è una oggettiva difficoltà del ceto medio-basso a gestire i propri guadagni», afferma Masini. Le situazioni sono le più disparate e disperate, anche se un identikit è possibile: «Stanno soffrendo soprattutto le famiglie abituate a vivere con due paghe, e che invece oggi devono fare i conti con cassaintegrazioni e licenziamenti», illustra il presidente dell’Adiconsum.
Spesso si tratta di soggetti che hanno fatto il classico passo più lungo della gamba - magari l’acquisto di un’auto - e che avevano sottovalutato il rischio di un prolungamento della crisi. In alcuni casi è mancata quella che l’Adiconsum definisce la “cultura della crisi”. «Era stato previsto che l’onda lunga della crisi si sarebbe sentita anche nel 2010».
A complicare le cose ci sono le banche: accedere al credito è sempre più difficoltoso. «I soggetti che non riescono a pagare rate e altro vengono subito segnalati a una centrale rischi. Per loro poi diventa difficile - anche quando ci sono le garanzie - chiedere nuovi finanziamenti».
Per Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it, il rischio “usura” nasce da vari fattori divenuti incontrollabili, dalla crescita delle scommesse sportive al boom delle carte revolving, passando per «l’impossibilità di accesso al credito bancario».
Da qui l’appello a stare attenti, rivolto a chi parte per le vacanze «pur non disponendo della somma disponibile». Un modo simpatico per dire: «Meglio starsene a casa».
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