Le ferie in Africa da infermiera volontaria

Lozzo. Iris Poclener racconta un’esperienza “forte” e inaugura una mostra per raccogliere fondi
Di Gianluca De Rosa

LOZZO. Un'esperienza forte, a tratti massacrante, ma anche unica: al punto che, a chi le chiede perché ogni anno torna in Africa, Iris Poclener risponde «vieni con me e lo capirai».

Da Lozzo al piccolo villaggio di Dodowa, in Ghana, il passo è insomma breve. Per il quarto anno consecutivo Iris, lozzese doc, di professione infermiera, ha scelto una soluzione a dir poco alternativa per trascorrere le proprie ferie.

«Mi sono affidata ad una Onlus grazie alla quale sono riuscita a realizzare il sogno di una vita. Ogni anno, nel mese di novembre, parto per un Paese africano con l'obiettivo di prestare opera di volontariato a favore delle popolazioni del posto che vivono in situazioni drammatiche».

Etiopia, Kenya e Tanzania, prima di scoprire nel novembre scorso il Ghana: «Dove sono stata tre settimane in un orfanotrofio», racconta Iris, «e assicuro che la nostra non è una vacanza. Si lavora tanto, concentrando le attività durante le ore di sole, dalle 5.30 del mattino alle 18.30. Ogni giorno dovevamo fare due ore di cammino per raggiungere la clinica situata nel villaggio rurale di Dodowa, che sorge nella savana, a due ore di macchina dalla capitale Accra. E' stata dura, anche sotto il profilo mentale. Senza l'esperienza maturata negli anni addietro sarei tornata a casa di corsa dopo due giorni».

Un'esperienza che Iris Poclener intende portare a conoscenza delle popolazioni cadorine attraverso una mostra fotografica, da lei stessa allestita, che verrà inaugurata sabato a Lozzo, a palazzo Pellegrini, alle 17.30 rimanendo aperta e visitabile fino al 5 febbraio (dalle 17 alle 19).

«Le foto non sono eccelse», racconta Iris, «perché sono state scattate da me con un telefonino. Ma, dietro questa mostra, si cela un altro obiettivo. L'intenzione è quella di dare vita ad una iniziativa benefica a favore dei bambini dell'orfanotrofio di Dodowa che presto avranno una nuova casa, più grande ed accogliente. Le foto che esporrò saranno in vendita attraverso un'offerta libera che devolverò alla Onlus Soho che si sta occupando della realizzazione del nuovo orfanotrofio che sorgerà vicino ad una clinica anch'essa nuova di zecca ed in grado di offrire un supporto determinante per la vita di quelle popolazioni, alle prese con malaria e miseria».

L'esperienza africana di Iris Poclener ha anche un risvolto al di fuori del contesto volontariato: «In questi quattro anni non mi sono mai sentita in pericolo neanche per un attimo, ma le insidie ci sono. Bisogna evitare le zone di guerra e stare comunque sempre con gli occhi bene aperti. Ho notato spesso nelle popolazioni del posto uno scarso senso di gratitudine, conseguenza di analfabetismo piuttosto che di cattiveria. In Africa», prosegue la Poclener, «sebbene operino sul territorio organizzazione sia religiose e sia laiche, i preti sono sempre accolti molto bene. La loro presenza favorisce il contatto con i locali».

Inutile aggiungere che la prossima missione di Iris Poclener è già in canna: «Tornerò in Africa di sicuro, la considero casa mia. Però a novembre ho deciso di andare in India. Sarà lì che proseguirò la mia opera di volontariato».

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