Le grandi centrali alla Regione quando scadranno le concessioni
BELLUNO. Il Senato ha approvato l’emendamento che regionalizza le centrali idroelettriche, le dighe e gli impianti di connessione. Bisognerà aspettare il 2026, l’anno di conclusione delle concessioni, per il cambio di proprietà. Intanto, però, si stagliano all’orizzonte importanti novità, che potrebbero portare nelle casse dei bellunesi tra i 10 ed i 15 milioni, con la possibilità di disporre a costo zero, da subito – come spiega l’assessore all’ambiente Giampaolo Bottacin – di una parte dell’energia prodotta su tutte le grandi derivazioni, che sarà destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni.
Bottacin ha contribuito alla preparazione dell’emendamento, presentato dalla Lega Lombarda. . Le Regioni potranno chiedere a costo zero una parte dell’energia prodotta su tutte le grandi derivazioni, che potrà essere utilizzata nell’ambito dei servizi pubblici, ad esempio per gli ospedali e le scuole di montagna, per le strutture sportive pubbliche, i municipi. Energia che per almeno il 50% dovrà essere destinata alle Province che ospitano le dighe, qual è appunto Belluno. La Provincia, a questo punto, se vorrà potrà devolvere parte dell’energia gratuita a particolari categorie di persone e di famiglie che vivono nel disagio, oppure premiarne altre che sopportano particolari servitù idroelettriche.
L’emendamento inoltre prevede canoni aggiuntivi nel tempo che decorre tra la concessione scaduta e la riassegnazione della stessa, e anche in questo caso dovranno essere destinati nella misura di almeno il 60% alle Province in cui sono presenti gli impianti. Il provvedimento prevede anche l’opzione di partenariato pubblico/privato nella futura gestione degli impianti che “potrebbe coniugare sensibilità rispetto agli interessi generali, (ad esempio i rilasci, la tutela della flora e della fauna, i livelli dei laghi e le esigenze agricole) a professionalità di gestione e capacità di massimizzare i proventi”, come spiega il lombardo Massimo Sertori, che con Bottacin ha predisposto il testo dell’emendamento. I territori di montagna potranno utilizzare una parte importante dei proventi generati dall’idroelettrico, così da perequare i maggiori costi dei servizi in montagna e quindi ridimensionare il fenomeno dello spopolamento.
Resta a capire, a questo punto, come la Regione intenderà procedere nella gestione degli impianti, se costituire proprie agenzie o avvalersi dell’Enel o di società private. Ma non solo.
«È evidente che la Provincia di Belluno», sottolinea il deputato Roger De Menech, del Pd, «dovrà farsi avanti per rivendicare tutto il rivendicabile alla Regione, non solo in termini di risorse, ma anche di possibilità di gestire in autonomia il proprio patrimonio idrico, finanche l’aspetto dei rilasci».
« È una vittoria storica per il territorio», sottolinea Bottacin, «conseguente a una battaglia su cui ho lavorato fin dall’inizio della mia attività politica amministrativa: l’avvio di una vera autonomia anche per Belluno che sono certo ora il territorio saprà gestire al meglio. Una vittoria per Belluno», conclude l’assessore veneto, «ma credo per l’intera montagna che da oggi guarda con un sorriso in più i suoi cittadini, che potranno usufruire di una parte importante dei proventi generati dalle centrali idroelettriche per colmare il gap dei maggiori costi generati dal vivere in zone disagiate e contemporaneamente attenuare se non risolvere il problema dello spopolamento, che negli ultimi anni aveva raggiunto picchi esorbitanti». L’assessore Sertori conclude sottolineando che grazie a questo emendamento sono previsti nei prossimi dieci anni investimenti per alcuni miliardi che consentiranno di generare occupazione, efficentare l’intero sistema e aumentare in modo considerevole la produzione di energia da fonte rinnovabile.—
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