Le mani addosso alla nipotina zio stanato e messo in carcere

L’orco in casa. Il presunto pedofilo è lo zio di una bambina in età scolare. Meno di 10 anni. Il 58enne, straniero, è stato fermato dai carabinieri che l’hanno trovato barricato in un appartamento con cellulare disattivato, saracinesche abbassate e luci spente. L’indagato aveva cercato, in modo un po’ goffo, di nascondersi. I militari non ci hanno messo molto a stanarlo e a porlo in uno stato di fermo, che vale un arresto: nell’udienza di convalida, il pubblico ministero Gallego ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari non solo la convalida, ma anche la custodia in carcere.
L’uomo è recluso nella casa circondariale di Pordenone, dove esiste una sezione riservata ai sospettati di questo crimine così odioso. L’alternativa sarebbe stata l’isolamento, peraltro consigliato da un codice non scritto, ma inesorabile, dei detenuti. La violenza sessuale su minore sarebbe avvenuta in un paese della Valbelluna, dove vive una famiglia piuttosto numerosa, che non è arrivata dall’Africa, giusto per restringere di poco il campo e salvaguardare al massimo la vittima. L’uomo è in Italia da un anno per il ricongiungimento con la moglie. Ha un regolare permesso di soggiorno, ma non un lavoro ed è per guadagnare qualche euro che si occupava dei bambini.
Una specie di baby sitter fatto in casa, che non aveva mai provocato preoccupazioni da questo punto di vista. Eppure la mattina del 7 febbraio, mentre la bambina stava giocando, le avrebbe messo le mani addosso. Atti sessuali inequivocabili, ma che non sono andati oltre per l’opposizione della piccola, che è riuscita a sottrarsi. Il giorno dopo è a tavola che ha trovato il coraggio di parlarne con la madre ed è stata subito accompagnata al Pronto soccorso del più vicino ospedale. Qui è scattato il protocollo, che in casi del genere coinvolge azienda sanitaria, Procura della Repubblica e carabinieri. La bimba è stata sentita in audizione protetta, alla presenza di uno psicologo, e ha confermato quello che le era successo in una mattina solo apparentemente senza pensieri. Le sue parole hanno permesso ai militari di raccogliere un numero consistente di indizi e avviare le ricerche del marito della zia, che, appena saputo di essere indagato, aveva cercato di rendersi irreperibile.
Le indagini si sono concentrate in una zona abitualmente frequentata, nella quale ci sono delle abitazioni di proprietà della stessa famiglia. Non è andato lontano, ma non poteva scamparla. I carabinieri l’hanno trovato lo stesso 8 febbraio, dopo che si era preoccupato di neutralizzare il telefonino. Non ha opposto resistenza ed è stato accompagnato in stato di fermo al Comando provinciale per l’identificazione e le altre formalità, prima del trasferimento a Pordenone, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Dopo la convalida, ci sarà un processo penale per violenza sessuale su minore. —
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