Le mele di San Tomaso, ora Sara è pronta al raccolto

La figlia del sindaco  Moreno De Val, insieme  al fratello Luca, ha piantato 450 piante. «Per la nostra zona è un valore aggiunto» 

SAN TOMASO

Due-tre anni fa andava ad annaffiare con lo “springaort” , oggi per le mele, che crescono guardando il Civetta, sogna una linea biologica col marchio agordino.

Sara De Val, 23 anni, con il fratello Luca, 27, ha già fatto il suo primo raccolto ideale dopo la semina di papà Moreno (sindaco di San Tomaso) che negli anni le ha trasmesso la passione per la terra e l’agricoltura che lei ha coltivato prima all’istituto agrario di Feltre, poi al caseificio di Moena dove lavora, quindi a casa sua, a San Tomaso, dove di recente ha piantato qualcosa come 200 meli in un giorno e mezzo. Che, aggiunti a quelli dei tre anni scorsi, fanno in totale 450 piante (acquistate dai vivai Tabarelli di Trento): parte su un terreno di proprietà, parte su uno in affitto. Entrambi con pendenze vicine al 20% che hanno richiesto dei terrazzamenti.

«Qui l’esposizione è buona – dice Sara – prendono sole dalla mattina alla sera e il terreno a medio impasto risponde ai bisogni. Per le prime piante, questo è il quarto anno che, per i meli, è quello dal quale entrano in produzione, anche se già lo scorso anno qualcosa è venuto».

I nemici contro cui lottare e da cui difendersi sono due: uno è la farfalla carpocapsa, il principale parassita del melo, per la quale Sara, Luca e Moreno hanno preparato delle trappole con i ferormoni per evitare di dare i frutti ai cervi; l’altro sono proprio i cervi che si cerca di tener lontani con la recinzione elettrificata.

«Adesso ci appoggeremo a degli esperti – dicono – perché abbiamo bisogno di fare i passi giusti anche per non sprecare l’investimento fatto. Poi, un po’ alla volta, ci piacerebbe creare una linea biologica. Farlo partendo dal niente non era il caso, perché è molto costoso dotarsi dell’impianto necessario. Però, man mano che aumenta la produzione, l’obiettivo è quello. Al momento usiamo soltanto un po’ di verderame come trattamento».

Le idee di Sara, però, partono dalle mele, ma abbracciano anche altri frutti e altri settori.

«Io credo – dice – che poter trovare in giro le mele agordine per la gente possa essere un valore aggiunto e assieme alle mele mi piacerebbe poter produrre anche il succo che non si trova facilmente. Inoltre vorrei avere una serra dove coltivare i piccoli frutti: mirtilli, fragole, i lamponi. E vorrei pure produrre direttamente le piante per poi poterle vendere. E vorrei anche fare le confetture. Il miele lo facciamo già e intanto lo vendiamo nella latteria dove lavoro. L’anno scorso è stato negativo, ma ora abbiamo intenzione di aumentare il numero di api anche per favorire anche l’impollinazione dei meli».

Questi producono diverse varietà di frutti. Una è la Golden Orange che cambia il colore dallo sbalzo di temperatura. Un po’ come Sara e Luca e quei giovani che a vent’anni, d’un tratto, si colorano di nuovi interessi e di bei sogni. —

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