«Le placche pleuriche come bombe a orologeria»

PIEVE D’ALPAGO. Bombe a orologeria. Che ci mettono anche più di vent’anni a caricarsi di esplosivo, ma quando esplodono possono diventare dei tumori. Non solo al polmone, ma anche al rene e perfino all’occhio. Le placche pleuriche sono provocate dall’esposizione alle fibre di amianto: quattro lavoratori su quattro della Turbo di Pieve d’Alpago ci fanno i conti ogni giorno, da quando si fanno la barba al mattino fino all’ultima spazzolata di denti serale. E non dormono mai: si sviluppano e possono degenerare in un male incurabile, con una probabilità molto alta. A parte che ci si può ammalare di mesotelioma anche se le placche non si fanno vedere.
I quattro lavoratori parti offese Damiano Bof, Adriano e Walter Peterle e Flavio Bortoluzzi hanno ascoltato con attenzione e partecipazione emotiva la relazione di Carlo Schenardi, il consulente del pubblico ministero Sandra Rossi (l’inchiesta è del sostituto procuratore Simone Marcon). Mentre non c’erano gli imputati Giovanni Boschetti, 72 anni, amministratore delegato e direttore tecnico dal 1987 al 1990 quando era socio del fondatore Carlo Genoria (difeso da Massimiliano Paniz), Wilmer Genoria, 53 anni, consigliere e ad tra il 1990 e il 1995 (Montino) e Ivan Genoria, 48 anni, consigliere e vicepresidente di Turbo spa tra il 1990 e il 1994 (Mazzoccoli), accusati di lesioni colpose gravi e violazione del decreto presidenziale 303 del 1956, che attribuisce ai principali, ai dirigenti e ai preposti la responsabilità di spiegare ai lavoratori a quali rischi sono esposti e le norme di prevenzione. Le parti civili sono quattro ex dipendenti, l’Associazione italiana esposti all’amianto e la Fiom con i legali Pasin, Bortoletto e Serrangeli (studio Cilia).
Ma le placche pleuriche vanno considerate malattia? Schenardi ha spiegato di sì; la loro lenta origine è legata all’esposizione alle fibre di amianto, che penetrano nell’organismo e si innestano nei polmoni e la presenza provoca non solo preoccupazione, ma anche disagi fisici. Pasin, Mazzoccoli e Paniz hanno chiesto dei chiarimenti, ricevendo risposte puntuali e, allo stesso tempo, comprensibili a tutti: «Se uno perde un dito, può essere molto condizionato se gli succede alla radice, meno se la parte coinvolta è soltanto l’unghia».
Nella prossima udienza, già fissata dal giudice Antonella Coniglio per il 17 novembre, saranno sentiti i tre testi della difesa Paniz: dovrebbero essere i sindaci alpagoti. In un secondo momento, toccherà ai due consulenti nominati da Mazzoccoli.
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