Le Province: ricorso contro l’abolizione, Belluno voterà
Quante mani ha stretto. Quanti nastri ha tagliato. Quanti calici ha levato. Ben 226.788 voti (il 57,46%) ha raccolto a maggio il leghista trevigiano Leonardo Muraro. E adesso, zac, arriva un «burocrate che non è stato eletto da nessuno» e in un attimo svuota di funzioni le Province prima di chiuderle. Ma il «no» all’articolo 23 (commi 14 e 21) della manovra Monti ieri è risultato trasversale: dalla stessa parte del tavolo, al dodicesimo piano, della Torre di piazza Bardella, si sono ritrovati ieri gli altri due presidenti del Carroccio Francesca Zaccariotto e Attilio Schneck, Tiziana Virgili del Pd, Barbara Degani e Giovanni Miozzi (indicati dal Pdl). Manca Belluno perché la Provincia, che già ad agosto era stata indicata tra quelle da tagliare, nel frattempo è stata commissariata.
«Incaricheremo un avvocato – dice subito Muraro, portavoce dei colleghi – di presentare ricorso contro un provvedimento che è anticostituzionale. Abbiamo convocato per mercoledì 14, alle ore 17, nell’auditorium della Provincia di Treviso, un’assemblea plenaria dei consiglieri provinciali del Veneto. Approveremo in quella sede un ordine del giorno che contesta la legittimità del decreto legge per la parte che riguarda l’abolizione della giunta e del consiglio e chiederemo lo stralcio dei relativi articoli». Che trasformano la Provincia in un ente di secondo grado con un presidente e un consiglio di dieci componenti eletti dai Comuni. Che non ci sia da tempo da perdere lo testimonia il vicentino Schneck, che in diretta dà disposizione ai suoi uffici. «Sì, c’è consiglio straordinario a Treviso mercoledì 14: preparate il pullman». Il passaggio cruciale della «rivolta» è costituito dall’incontro che i presidenti delle Province avranno martedì prossimo (in un primo tempo pareva che il vertice si potesse fare già venerdì) con il governatore Luca Zaia, il cui sostegno sarà fondamentale. Tecnicamente, infatti, toccherà alla Regione presentare il ricorso.Nel frattempo le Province predisporranno i loro bilanci «per far vedere quali sono gli effettivi costi stanziati per gli amministratori».
Ma a primavera 2012 si vota o meno per il rinnovo degli enti a Vicenza e Belluno? «Martedì – risponde Schneck – pareva sicuro che non saremmo andati a votare. Adesso pare si vada ad elezioni per un consiglio a 14 più il presidente». Boh. La difesa dei presidenti delle Province del Veneto passa anche dai numeri. In primis da quello dei 2700 dipendenti che dovranno essere ricollocati tra Comuni e Regione. «Un’operazione dispendiosa – puntualizza il veronese Miozzi – Noi abbiamo 480 dipendenti. Mettiamo pure che si risparmino 5-600 mila euro per i costi della politica. Nel contempo però, se trasferissimo in Regione i lavoratori applicando loro il relativo contratto, avremmo una spesa di 2 milioni 400 mila euro in più, con un aggravio di 1 milione 800 mila euro. Ditemi allora dov’è il risparmio». Che non sia solo una battaglia volta a garantire le poltrone di presidenti, assessori e consiglieri lo garantisce la veneziana Zaccariotto: «Ci preoccupa il fatto – argomenta – che non si sa chi svolgerà al posto nostro le funzioni delle Province. Ad esempio, chi si occuperà dell’edilizia scolastica? Il provvedimento di Monti elimina il federalismo».
La Zaccariotto si spinge anche più in là: «Se davvero questa linea di assoluta cecità andrà avanti, potremo nelle prossime settimane azzerare la tassazione e spendere tutto quello che abbiamo per i servizi ai nostri cittadini».Insomma, il gioco si fa duro. Ma i partiti raccoglieranno le istanze delle Province? «Ci auguriamo che i nostri referenti a Roma ci diano retta. Altrimenti la prossima volta che verranno a chiedere voti...». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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