Le rivelazioni di Angelo Izzo su Rossella Corazzin: «Cercavamo ragazze per il rito di iniziazione»

Nelle dichiarazioni del 2015 al procuratore di Belluno Pavone i particolari del rapimento di Rossella, della prigionia e della sua fine

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BELLUNO. Una «santarellina», poco appariscente, «acqua e sapone». Perfetta per quel rito di iniziazione maschile che aveva lo scopo di cementare con il sacrificio di una vergine l’unione “sacra” di un gruppo di uomini. Un gioco di morte dal sapore antico che, secondo i racconti di Angelo Izzo, è costato la vita alla giovane Rossella Corazzin.



Una ragazza della quale Izzo, a colloquio nel 2015 con l’allora procuratore di Belluno Francesco Saverio Pavone, ricorda a malapena il cognome. Quello che conta è che sia vergine, che possa essere immolata nel rito «cavalleresco» dal quale Izzo era rimasto affascinato in quel periodo. Merito di un uomo più anziano - di quanti anni, però, non è dato sapere: Izzo si contraddice più volte spiegando in un primo momento che all’epoca dei fatti aveva una cinquantina d’anni per poi scendere di lustro in lustro - che faceva parte di un gruppo massonico clandestino che praticava, tra le altre cose, «magia sessuale» e «riti quasi satanici».

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È in questo contesto che, sempre secondo le dichiarazioni rese da Izzo alla Procura di Belluno, il giovane Angelo subisce «una sorta di iniziazione», «una specie di giuramento dei Templari» con una ragazza che faceva da altare e che veniva posseduta dagli uomini presenti. Lo stesso Izzo si dichiara scettico definendo queste azioni «cretinate» ma riconoscendo allo stesso tempo che potevano essere «un buon metodo per tenere legate le persone».

Ed ecco che a questo punto il racconto di Izzo si popola. Una dozzina di uomini, oltre a lui, partecipa alla cerimonia di iniziazione in una villa nei pressi del lago Trasimeno che secondo appartiene alla famiglia Narducci (che smentisce ogni coinvolgimento). Di alcuni di loro Izzo non sa nulla, se non che sono perugini. Altri, di cui vengono fatti nomi e cognomi, fanno parte della Roma “bene” di cui lo stesso Izzo si vanta quando racconta la sua infanzia sottolineando che «nella mia classe avevo tre figli di ministri» ma, sempre secondo il racconto, fanno anche parte di un sodalizio criminale autore di rapine, sequestri di persona, omicidi: in particolare Fabio, Marco, Enrico, Fabio, Gianluigi, Giampiero, Serafino, e Marco sarebbero, secondo il racconto di Izzo, tutti coinvolti nella vicenda insieme ad Andrea Ghira e Gianni Guido (che smentisce le accuse), che prenderanno parte insieme a Izzo al massacro del Circeo. Coinvolgimenti che in seguito lo stesso Izzo in parte smentirà.



Di fronte al procuratore Pavone Izzo snocciola una serie di ricordi piuttosto nitidi sulla cerimonia: c’è un «gran maestro», interpretato dal più anziano del gruppo, che in mano tiene una spada. Di fronte a lui sfilano gli iniziati che recitano un giuramento templare. «Non aveva nulla di satanico» puntualizza in un secondo momento Izzo, «giuravamo su Dio e sul Vangelo». Al termine della promessa ogni partecipante si fa un taglietto per far uscire qualche goccia di sangue. Una volta raccolto il sangue di ognuno in una coppa, tutti bevono. «Poi» continua il racconto, «uno per volta possediamo la vergine».

Quella donna, sempre secondo quanto dichiarato da Izzo, è Rossella Corazzin. L’uomo può fornire informazioni solo de relato su quanto accaduto nei giorni precedenti, dal rapimento in Cadore alla detenzione per un breve periodo in un casale a Riccione. Izzo, che compie gli anni il 23 agosto, nei giorni del rapimento di Rossella (21 agosto) era a Positano. Il suo racconto non aiuta a far luce neppure su quello che accade dopo: le sue parole, però, suonano come una condanna: «io non so che fine ha fatto ma sarà sicuramente morta».
 

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