Le “Ronde pagote” a caccia dei ladri
ALPAGO. I “rondisti” di Chies mettono subito le cose in chiaro: «Tra di noi non ci sono teste calde. Di fronte a tutti questi furti ci siamo sentiti in obbligo di fare qualcosa nei confronti delle nostre famiglie e degli anziani che devono essere salvaguardati. È un modo per tutelare la comunità». Nella notte tra giovedì e venerdì sono scesi in strada in una trentina per tenere sotto controllo le frazioni di Chies, tra le più bersagliate in questi giorni. Appuntamento alle 22, divisi in gruppetti, “armati” di torce elettriche e cellulari. L’obiettivo dichiarato? Segnalare auto e persone sospette, così da aiutare le forze dell’ordine nella caccia al ladro che da diverse notti è in corso in Alpago. Nonostante il monito del Prefetto Francesco Esposito che qualche giorno fa, in un’intervista al nostro giornale, aveva detto “no” a ronde e giustizia fai da te, l’Alpago ha deciso di reagire. Diciassette furti in tre giorni a Chies, poco meno di 40 in un mese nella Conca è un bollettino di guerra. La gente non ne può più, nonostante percepisca la presenza massiccia delle forze dell’ordine.
La prima uscita delle ronde volontarie (che su Facebook si sono chiamate “Ronde pagote”), nella notte tra giovedì e ieri. L’organizzazione è partita nella mattinata di giovedì da un gruppetto di amici attraverso WhatsApp.
Di messaggio in messaggio, il gruppo si è infoltito. «Dobbiamo controllare il paese, abbiamo paura che entrino anche nelle nostre case. Non sarebbe giusto dire che siamo abbandonati dalle forze dell’ordine, ma anche loro fanno fatica perché l’Alpago è pieno di borgate anche difficili da raggiungere», spiega uno dei partecipanti. I “rondisti” si muovono in gruppetti - “anche di otto persone” - e i contatti con gli altri si mantengono tramite WhatsApp. «Noi abbiamo girato nella frazione di Molini e tutt’attorno, poi abbiamo fatto un sopralluogo nella zona alta di Chies, in zona Pedol. Secondo noi i ladri si muovono a piedi e potrebbero avere la base in qualche casera sperduta», continua il “rondista”, «Per questo abbiamo battuto alcune località nella zona alta del territorio per vedere se c’erano segni di effrazione sulle casere. Ma la situazione era tranquilla. Giriamo un po’ in macchina, un po’ a piedi nei paesi, così da non farci sentire. Non è facile intercettare eventuali persone nel buio della notte lungo le stradine delle frazioni. Speriamo di non aver fatto paura alla gente, siamo stati discreti e attenti».
“Ronde” anche a Funes, Lamosano, Pedol, nella zona sopra Funes, San Martino e Irrighe. I sopralluoghi sono proseguiti fino alle 4. «E non si sono registrati tutti quei colpi com’era successo le notti precedenti», sottolineano con una punta di orgoglio. Ieri sera è cambiata l’organizzazione: non più “ronde” ma persone a m’ di sentinella in alcuni punti strategici, specie tra Chies e Pieve, sempre con l’obiettivo di segnalare alle forze dell’ordine auto sospette. «Eravamo un’isola felice fino all’altro giorno, ora non più. Bisogna cambiare il modo di vivere quassù», dice il sindaco di Chies Gianluca Dal Borgo, «I paesani si sono organizzati spontaneamente: sono persone di buona volontà, ma la loro azione va coordinata attraverso persone preparate. La spontaneità del senso civico è bella, ma tutto ciò va incanalato secondo le direttive delle forze dell’ordine. Proprio per questo ho chiesto alla Prefettura di accelerare al massimo la stipula del protocollo per il controllo di vicinato».
Dalla prossima settimana, poi, gli agenti della polizia locale dotati di pistola usciranno in pattuglia notturna assieme a carabinieri e polizia. La pensa diversamente il sindaco di Alpago, Umberto Soccal: «Le ronde sono molto pericolose, ci vuole attenzione». Questa mattina, riunione straordinaria della giunta con i capigruppo del Comune di Alpago per fare il punto sull’emergenza.
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