Le segherie bellunesi contro gli austriaci: «Fanno concorrenza sleale»
Saviane: «Riescono ad aggiudicarsi i lotti bellunesi a prezzi alti e poi rivendono a prezzi bassi». La proposta di un accordo nella filiera del legno per limitare l’azione straniera nel Triveneto
Cataste di legname al passo Redebus pronte ad essere messe all'asta
BELLUNO. «La situazione delle segherie è dolente. Se continuiamo così chiudiamo i battenti».
A lanciare l’allarme è Luciano Saviane, proprietario della segheria omonima a Puos, che spiega come il problema si estenda anche al di là dell’Italia. «L’Austria vende in Germania gli stessi prodotti lavorati che vende a noi italiani a un prezzo più alto di 15/16 euro al metro cubo. E non riusciamo a capire il perché. Dall’altra parte vengono da noi e acquistano tronchi, foreste, lotti boschivi a prezzi molto alti. Questo ci penalizza in maniera forte. Naturalmente per i nostri commercianti va bene ma le nostre segherie si trovano a lavorare a sottocosto».
I dati letti da Saviane non sono inventati. A fornirli è la stessa stampa austriaca Holzkurier in un’indagine del 5 febbraio scorso. L’Austria acquista nella regione alpina, e in particolar modo nel bellunese, grandi quantità di tondame di abete a prezzi molto alti. Una volta lavorato il prodotto applica però dei prezzi che non sono affatto remunerativi mettendo in ginocchio le segherie locali.
«Ci risulta inoltre che alcuni stati dell’est Europa vietino la vendita di legname tondo», continua Saviane, «cioè non vogliono esportare tronchi ma semi-lavorati e quindi materiale lavorato in loco. Andrebbe bene anche a noi. Ma non so come e in che maniera. Questo andrebbe poi contro alle norme europee anche se loro continuano come se niente fosse. Con la conseguenza che alcune ditte importanti fanno impianti di segherie in quei paesi».
Un problema che non è nuovo ma che deve essere affrontato. Alla fine degli anni ’70 le segherie presenti nella provincia di Belluno erano circa un ottantina. Ora sono una decina. L’anno scorso alcune regioni del nord hanno sottoscritto un protocollo per un maggior sviluppo dell’industria del legno. «C’è stato un confronto con le altre regioni ed è emerso che in Veneto abbiamo circa 80 milioni di metri cubi di legno diffuso sul territorio», afferma Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente, «Ogni anno ne crescono 850 mila. Di questi ne vengono tagliati il 38%. Il bosco quindi è in crescita. La regione Veneto è quella che taglia di più rispetto agli altri ma di meno rispetto al legno che cresce, circa il 10%. Uno dei punti dell’accordo era quello di sollecitare un tavolo ministeriale che fa però fatica a decollare. Abbiamo difficoltà a interfacciarci a livello statale».
Sono tre le proposte messe in campo dall’assessore Bottacin: innanzitutto semplificare le procedure «che non significa distruggere l’ambiente ma gestirlo bene e avere la possibilità di farlo»; defiscalizzare le aziende; e infine puntare sull’aggregazione e l’innovazione. Competere con le aziende estere non è neanche da immaginare perché, spiega Gianni De Infanti nella filiera legno in Friuli Venezia Giulia, «sono 10/100 volte più grandi delle nostre. In realtà la bio-edilizia sta vivendo un momento felice. Le case in legno guadagnano quote di mercato ogni anno. Nonostante questo ci troviamo un anello della catena debole. Proprio il primo: il bosco. Noi per esempio abbiamo questo problema: non riusciamo ad andare a tagliare i boschi perché mancano le strade. Poi arrivano colleghi dall’estero con macchine bellissime e all’avanguardia entrano nel bosco e lo distruggono. Alla prima infrazione siamo castigati. Loro fanno quello che vogliono».
La questione è molto delicata e rimane aperta. «I boschi stanno aumentando, quindi la materia c’è», conclude Saviane, «Ma non siamo strutturati. Se non ci danno la possibilità di progredire chiudiamo i battenti tutti quanti. In Austria ci sono delle segherie molto all’avanguardia. Quello che sega la mia azienda in un anno lì lo fanno in 10 giorni. Hanno contribuiti e incentivi migliori. E sfruttano tutto. Il legno è come il maiale: non si butta via niente. Questi dati ci preoccupano molto».
In sostanza, le segherie denunciano una “concorrenza sleale” degli austriaci, che riescono ad aggiudicarsi i lotti di bosco pagandoli più degli italiani, ma anche a rivendere il legname semi lavorato ad un prezzo più basso. Quello stesso prezzo, però, sale quando il legname viene venduto in altri Paesi. Le segherie propongono di creare una lobby triveneta della filiera del legno, coinvolgendo i proprietari dei terreni (Comuni e Regole) e i boscaioli, in modo da chiudere o almeno limitare l’accesso degli austriaci ai nostri boschi.
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