«Le start up bellunesi la rivelazione della Mido

La presidente di Sipao Lorraine Berton traccia un bilancio della fiera milanese «Conclusi molti affari. Ora l’importante è la collaborazione tra imprese e scuola»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Sono state le start up e le piccole e medie imprese la vere protagoniste della Mido di Milano, conclusasi lunedì. A dirlo è la presidente di Sipao, Lorraine Berton, che si dichiara soddisfatta di come sono andate le cose e soprattutto degli affari conclusi nell’edizione 2016 della kermesse dell’occhialeria.

«Abbiamo visto una crescita della fiera», dice Berton, «sia in termini di aziende bellunesi partecipanti, passate dalle 55 del 2015 alle attuali 62 - il 5% di queste erano start up, cioè imprese nate negli ultimi 36 mesi - sia in termini di vendite concluse. L’occhialeria si conferma, ancora una volta, il settore trainante dell’economia bellunese».

Le parole della presidente di Sipao sono più che entusiastiche per definire l’edizione 2016 della Mido. Parla di «grande entusiamo tra gli operatori di fronte anche a un numero importante di visitatori. e a un evento che sta diventando sempre più prestigioso ed evoluto».

Berton sottolinea la presenza dei giovani imprenditori con le loro innovative produzioni: «I giovani sono entrati a far parte di questo settore, e ciò non può che farci sperare che in futuro il Bellunese possa garantire la continuità tra le vecchie e le nuove generazioni».

La referente di Sipao parla di «cauto ottimismo per quanto riguarda la ripresa, visto che il mercato è in evoluzione. Le nostre aziende, ad oggi, hanno davanti un futuro brillante, come negli anni ’80-’90. A farla da padrone è l’export, che è in continua crescita». «Il 2016 pur essendo un anno di transizione, vede l’avanzare di un mercato che ha fame di prodotti nuovi e fatti bene. C’è una ripresa di interesse verso il Made in Italy. I compratori cercano prodotti di nicchia e artigianali che fanno riferimento alle Pma. Anche se i colossi dell’occhialeria restano lì a fare da traino con i loro brand che fanno crescere il prestigio del prodotto bellunese».

Una dimostrazione di ciò «è la presenza alla fiera di Milano di molti buyers, compratori provenienti da tutto il mondo, dall’Australia al Giappone, venuti per conoscere i produttori di persona e i loro prodotti. E questo a dispetto di un’economia che vorrebbe incentrare tutto e solo sul web. C’è ancora chi reputa fondamentale il contatto fisico, il toccare con mano gli occhiali».

Ma per garantire prodotti di qualità servono anche addetti capaci. «Molto importante si è rivelata su questo fronte, l’opzione dell’Iti Segato, che ha fatto partire un indirizzo specifico per l’occhialeria. Ci sono stati 25 iscritti e i primi diplomati hanno trovato già un’occupazione. Un indirizzo scolastico che punta sulla conoscenza delle tecnologie per l’occhiale deve essere sostenuto con fermezza», conclude Berton.

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