«Le unioni montane? Sono contro le autonomie»
FORNO DI ZOLDO. «Solo il senso del dovere e il rispetto che ho nei confronti del presidente Graziani, mi spingono ad accettare l’incarico di assessore della nuova Unione Montana. Ma questo ente, e lo dico da tempo, dovrebbe essere eliminato al più presto: è la fine dell’autonomia dei Comuni».
A parlare è il sindaco di Forno di Zoldo Camillo De Pellegrin, a margine del consiglio di mercoledì scorso: l’ultimo della vecchia Comunità Montana Cadore-Longaronese-Zoldo, e il primo della nuova Unione. Perché non si tratta solo di un cambio di nome: il nuovo ente, infatti, dovrà gestire in forma associata nove funzioni fondamentali, dall’anagrafe al bilancio alla manutenzione, dei Comuni sotto i 3000 abitanti che ne fanno parte. In questo caso praticamente tutti tranne Longarone; e Castellavazzo, se la fusione dovesse andare in porto. E insieme ai servizi, l’Unione Montana assorbirebbe anche le risorse necessarie a farli funzionare, cioè circa l’85% dei bilanci comunali.
«Il problema è che queste Unioni Montante, nate forse con la prospettiva di aprire al strada alla fusione tra i Comuni che le compongono, di fatto tolgono ogni autonomia alle attuali amministrazioni, che non hanno più il margine necessario per rispondere alle esigenze del proprio territorio – continua De Pellegrin -. Senza contare che quello gestito dalla nostra Unione Montana è molto ampio, e presenta differenze notevoli al suo interno, diviso com’è tra l’asta del Piave e quella del Maé. Inoltre, la gestione di questi servizi fondamentali è affidata ad un ente di secondo grado, quindi non eletto direttamente dai cittadini, che non possono controllarne direttamente l’operato. Per quanto mi riguarda, l’Unione incarna la morte del Comune di Forno».
A questo si aggiunge il problema della rappresentanza nella giunta dell’Unione: la legge stabilisce che, oltre al presidente, ci siano un vice e solo due assessori. Il che vuol dire che, di sette Comuni che la compongono, tre non avranno rappresentanti in giunta. Su questo quadro si inseriscono le parole di De Pellegrin, indicato nel consiglio di mercoledì come uno dei possibili assessori della nuova Unione. «Non voglio assumere una posizione contraddittoria, criticando il sistema e facendone parte allo stesso tempo – spiega il primo cittadino di Forno -. Ma non voglio nemmeno mettere in difficoltà il presidente e l’intero consiglio. C’è un accordo che prevede, in giunta, l’alternanza dei presidenti tra l’asta del Piave e quella del Maé, e un’equa distribuzione degli incarichi tra le due parti del territorio amministrato. La situazione attuale, con la possibile fusione di Longarone e Castellavazzo e le amministrative a Ospitale, non lasciava margini al presidente Graziani per fare altri nomi, e solo per questo accetto. Ma la mia opposizione a questo ente rimane, e non appena sarà possibile rinuncerò all’incarico».
Michele Giacomel
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