Le villette tornano sotto sequestro
LIMANA. Le villette costruite attorno al depuratore di Limana tornano sotto sequestro. Lo hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame di Belluno adeguandosi alle motivazioni con le quali, nel giugno scorso, i magistrati della Suprema Corte avevano accolto il ricorso del pm Antonio Bianco contro il dissequestro degli immobili deciso dal gip Aldo Giancotti. E cioè: il vincolo di inedificabilità nel raggio di 100 metri attorno al depuratore doveva essere un fatto noto ai proprietari delle villette e quindi la loro presunta buona fede è un "assunto ingiustificato".
Gli uomini della polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato si sono presentati, ieri mattina, davanti alle case sorte in zona “proibita”, notificando ai proprietari il provvedimento. L’atto di sequestro, come già era avvenuto all’inizio dell’inchiesta, coordinata dal pm Bianco, permette ai proprietari la facoltà d’uso degli immobili sequestrati e loro stessi sono stati formalmente nominati custodi dei beni “sigillati”. Dunque, il sequestro degli immobili non impedisce l’uso a chi già ci vive. Ma solo finché la vicenda si chiarisca in sede penale.
I giudici del tribunale del Riesame (Sergio Trentanovi presidente-estensore, a latere Federico Montalto e Marcello Coppari), in diversa composizione rispetto al collegio che un anno fa sostenne la “buona fede” dei proprietari, avvallando il dissequestro del gip Giancotti, hanno depositato proprio ieri le motivazioni della decisione, dando così il via alle operazioni di ri-sequestro delle villette.
Dunque, un nuovo colpo di scena, l’ennesimo, in una vicenda che vede il territorio di Limana, ancora una volta, alle prese con i vincoli d’inedificabilità. In tre pagine di motivazioni, i giudici spiegano il motivo della loro decisione, prendendo sostanzialmente atto della decisione dei magistrati della Cassazione con la quale avvallavano le tesi del pm Bianco.
In un passaggio delle loro motivazioni, i giudici del Riesame di Belluno sottolineano come venga “ritenuto insuperabile quanto deciso dalla Corte di Cassazione”. In particolare su un punto: il vincolo d’inedificabilità nel raggio di cento metri dal depuratore è sempre stato un fatto noto e quindi il discorso, a suo tempo sostenuto, della “buona fede dei proprietari” non ha alcuna ragione di esistere.
La vicenda si ricollega all'inchiesta penale (il pm Bianco ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati) che contesta delle presunte irregolarità nella concessione dei permessi di costruzione delle abitazioni edificate negli ultimi anni attorno al depuratore di Limana. A vietare l'edificabilità v'è una legge del 1976 che impone il mantenimento di una fascia di rispetto, nel raggio di cento metri, dal depuratore, entro la quale non si può costruire. Il tutto per evitare pericoli di inquinamento da scarichi. Le case finite nel mirino della procura sono state edificate all'interno della fascia di rispetto grazie ad una variante del Piano regolatore approvata dal Comune nel 2002. Se l’inchiesta penale dovesse accertare le presunte responsabilità contestate, lo spettro della confisca degli immobili diverrebbe concreto. Ma è presto, ovviamente per parlare di una simile possibilità.
Nel frattempo le difese non stanno a guardare e preannunciano un ricorso, a loro volta, per Cassazione contro il nuovo sequestro.
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