Le voci della Valbiois raccontano le emozioni di cento anni di storia

IL PROGETTO
Cento anni di storia, dalla Grande Guerra a Vaia, raccontati in 44 interviste che raccolgono le testimonianze di 49 persone, tutte dedicate alla Valle del Biois.
Il progetto Con-fine, promosso dall’Istresco (l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana) è realtà e, dopo la presentazione venerdì al MeVe di Montebelluna, sarà oggetto di quella di sabato alle 17 nella sala degli Emigranti a Canale (a causa dei limiti Covid sarà riservata agli intervistati).
Un sito, www.vocidellamemoria.it, ne costituisce la casa virtuale. All’interno hanno trovato posto i contributi prodotti nel corso dell’ultima estate dai ricercatori locali Loris Serafini, Dunio Piccolin, Cesare Andrich e Chiara Sacchet con il supporto tecnico di Dimitri Feltrin e il coordinamento di Francesca Gallo, presidente di Istresco. Si tratta delle schede indicizzate che illustrano i contenuti delle video-interviste fatte agli abitanti della Valle del Biois che potranno essere consultate contattando l’Istresco.
«È un progetto che nasce in risposta a un bando regionale dell’estate 2020 per la valorizzazione dei luoghi colpiti dalla Grande Guerra e da Vaia», dice Francesca Gallo, «dopo aver ipotizzato, assieme a Irene Bolzon, curatrice del MeVe di Montebelluna, il Monte Grappa, abbiamo pensato di guardare più in là e abbiamo scelto la Valle del Biois che frequento da 15 anni dopo che Enzo Demattè e Italo Facchinello mi hanno lasciato il compito di portare avanti il loro lavoro, convinti com’erano che la valle si sarebbe salvata grazie alla cultura».
Gallo ha condiviso le sue idee con Luca Luchetta, con cui da tempo voleva creare un video-archivio della memoria, e ne è nato un comitato scientifico formato (oltre che dai due) anche da Livio Vanzetto, professore universitario in pensione che ha eletto il Mas di Vallada a sua dimora.
«I ricercatori che abbiamo individuato per fare le interviste», dice Gallo, «sono persone culturalmente preparate che vivono sul territorio e che lo conoscono. Ne è uscito un quadro di cosa è e di cosa è stata la valle. C’è, secondo me, una frase molto emblematica di Loris Serafini che dice che, dopo la Grande Guerra, questa valle è uscita dal Medioevo. C’è l’alluvione. C’è la storia del Fabrik di Vallada che dava lavoro a tante persone e che ha lasciato le sue tracce anche nei serramenti delle finestre ad Addis Abeba. Poi c’è la pagina del turismo nato dopo la Seconda guerra mondiale: Emma De Pellegrini dice che ha tirato su il suo albergo con lo strudel e il sindaco di Canale, Flavio Colcergnan, ricorda quando da bambino dormiva in soffitta perché bisognava lasciare la casa ai turisti».
Appassionata di storia orale da quando aveva quindici anni, Francesca Gallo evidenzia la portata del lavoro.
«Ne esce un’abilità al racconto da parte della gente che è unica», dice, «aver trovato 49 persone da intervistare su 3 mila abitanti è una cosa davvero molto rara. Qui c’è gente che ha tramandato la memoria orale e che è capace di andare indietro di 200-300 anni. Questa capacità è tipica della montagna. Come si potrà valorizzare questo video-archivio? In primis mettendolo a disposizione delle scuole, vicine e lontane, affinché possano conoscere e trovare spunti per approfondire ancora questa storia». —
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