Lega, il Veneto dei Barbari con il ticket Tosi-Conte

Gobbo, Dal Lago e il sindaco di Verona ricevuti - separatamente - da Maroni Il congresso del 3 giugno sancirà la svolta. Purga in vista per i falchi bossiani

VENEZIA Tempo dei lunghi coltelli nel leghismo veneto, dove il tramonto del potere bossiano è scandito dall'offensiva dei Barbari sognanti. A lungo costretti a mordere il freno dall’autoritaria leadership di Gian Paolo Gobbo (il veterano collocato a un “battito del cuore” dal Senatur) ora i seguaci di Maroni assaporano la riscossa e progettano la grande purga. La prova di forza, in effetti, è in già in atto e investe il congresso lighista, anticipato al 3 giugno. In mattinata, al quartier generale milanese di via Bellerio, lo stesso Gobbo ne ha discusso le modalità “unitarie” con Roberto Maroni, che in precedenza aveva incontrato la “triumvira” vicentina Manuela Dal Lago e l’amico sindaco di Verona Flavio Tosi.

Obiettivo non dichiarato: spegnere i focolai di tensione tra le anime lombarda e veneta del movimento. Ma come si prospettano gli equilibri interni dopo il terremoto giudiziario e il passo indietro di Umberto Bossi? La mappa provvisoria – alla vigilia dell'ultimo congresso provinciale, quello di Padova, fissato il 29 aprile – accredita una netta maggioranza “barbara” nella Verona tosiana, a Treviso dove il neosegretario Giorgio Granello ha scalzato la coppia Gobbo-Stiffoni e nella Belluno del giovanissimo segretario Diego Vello; un discreto vantaggio a Vicenza grazie all'avvento di Maria Rita Busetto alla guida della federazione e un margine rassicurante nel Veneto Orientale, terra dell'assessore regionale Daniele Stival. I bossiani prevalgono invece a Venezia-Mestre, dove comanda il deputato Corrado Callegari affiancato dal moderato Alberto Mazzonetto; e a Rovigo, feudo del sanguigno Antonello Contiero, che ha silenziato i rivali interni a suon di espulsioni.

In bilico la federazione padovana, forte di un migliaio di militanti con diritto di voto: gli aspiranti segretari sono Roberto Marcato e Alessandro Paiusco (vicepresidente e capogruppo in Provincia) con il primo, responsabile enti locali del partito, più popolare e combattivo del rivale ma esposto ai ripetuti attacchi dei rivali che gli rinfacciano la militanza “cerchista” all'ombra di Gobbo. Epurazioni all’orizzonte, si diceva. Nella black list dei vincitori figurano di diritto gli esponenti della vecchia guardia bossiana: Gobbo in primis, e poi i parlamentari “falchi” Paola Goisis, Piergiorgio Stiffoni, Francesca Martini, Alessandro Montagnoli; l'assessore regionale Franco Manzato, il capo dell'organizzazione Arianna Lazzarini; neppure il deputato Massimo Bitonci – segretario della sezione di Padova – può dormire sonni tranquilli.

Nel mirino, et pour cause, c'è anche il capogruppo al Senato, Federico Bricolo: nemico giurato di Tosi, il veronese avrebbe garantito a Bobo Maroni l’astensione da ogni iniziativa politica confidando così di salvare la poltrona traballante. Sul fronte opposto, brilla la stella del tosiano Maurizio Conte (potrebbe diventare presidente del partito veneto), in ascesa anche il capogruppo in Regione Federico Caner, i consiglieri Nicola Finco e Andrea Bassi, l’europarlamentare veronese Lorenzo Fontana, l’operaia-deputato di Lendinara Emanuela Munerato, il giovane vicesindaco di Selvazzano Andrea Rodighiero. E il lider maximo designato Tosi? Assente alla serata dell’orgoglio padano di Bergamo per impegni elettorali - ieri ha fatto visita al suo lord protettore Maroni, smentendo l’ipotesi della congiura politico-giudiziaria contro il Carroccio evocata sul palco da Bossi: «Non credo si tratti di un complotto, sarebbe una cosa da colpo di Stato. Tendo a pensare a una normale indagine della magistratura. La speranza è che sia molto rapida, che vengano fuori le carte, i numeri, chi ha usato i soldi e come. Così si fa chiarezza». Già.

Argomenti:lega

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi