Legge quadro sui parchi: preoccupa la sua modifica

GOSALDO. Il disegno di legge D'Alì spaventa la Valle del Mis e non solo. Il 15 marzo il senatore Antonio D'Alì (Pdl) ha presentato al Senato un disegno di legge (il 119, denominato “Nuove disposizioni in materia di aree protette”) per la modifica della legge quadro sulle aree protette. Si tratta di un'iniziativa parlamentare che è in discussione nella 13a Commissione Territorio e Ambiente, presieduta dal senatore Giuseppe Francesco Maria Marinello (Nuovo Centrodestra) e di cui fanno parte fra gli altri la senatrice Laura Puppato (Pd) e, soprattutto, il senatore bellunese Giovanni Piccoli (Forza Italia).
Iniziativa il cui spettro si è aggirato domenica fra i manifestanti che hanno dato vita alla pulizia in Valle del Mis. Il timore che serpeggiava era infatti quello che questo disegno di legge possa mettere in discussione alcuni punti fermi circa la tutela delle aree protette e possa addirittura consentire una riapertura del cantiere di Eva Valsabbia, chiuso in seguito alla sentenza della Cassazione di un anno fa.
Vediamo perché. Se è vero, infatti, che la proposta D'Alì conferma, spostandolo di articolo (dal 14 al 12) che il piano del Parco può prevedere «la concessione di sovvenzioni a privati ed enti locali; la predisposizione di attrezzature, impianti di depurazione e per il risparmio energetico, servizi ed impianti di carattere turistico-naturalistico da gestire in proprio o da concedere in gestione a terzi sulla base di atti di concessione alla stregua di specifiche convenzioni», è vero anche che all'articolo 16 della legge quadro verrebbero aggiunti vari commi che specificano meglio quelle che potrebbero costituire altre «entrate dell'Ente Parco da destinare al conseguimento dei fini istitutivi». Per esempio «un contributo di ammontare pari al 10 per cento del canone relativo a concessioni di derivazione d'acqua, ad uso idroelettrico per impianti di potenza superiore ai 220 kilowatt (quella che voleva costruire Valsabbia era di 955,76 kW, ndr) o ad uso idropotabile, da corpi idrici compresi in tutto o in parte nel territorio dell'area protetta, deve essere versato dal titolare del canone all'ente di gestione dell'area protetta in unica soluzione e a titolo di contributo alle spese per il recupero ambientale e della naturalità«.
Se i manifestanti temono che questo possa rappresentare un possibile colpo di coda per rimettere in discussione il risultato della partita del Mis che, stando ai fatti (ovvero al mancato ripristino dopo un anno dalla sentenza della Cassazione), ritengono a malincuore ancora aperta, temono anche che un'altra postilla possa riguardare nel futuro questa e altre aree protette. Dice infatti D'Alì: «I titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza nominale superiore a 1 MW e aventi un impatto ambientale, presenti nel territorio dell'area protetta sono tenuti a versare annualmente all'ente di gestione dell'area protetta, in unica soluzione e a titolo di contributo alle spese per il recupero ambientale e della naturalità, una somma il cui ammontare è definito da apposita convenzione stipulata con l'ente di gestione». Insomma, le centrali idroelettriche nei Parchi non sembrano affatto dispiacere.
Gianni Santomaso
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