Legno agordino certificato parte il progetto biennale

Nato da una collaborazione fra università di Padova, Unione montana e Bim punta a monitorare i boschi e a sviluppare tutta la filiera legata all’energia

AGORDO. Certificare il legno agordino per poterlo valorizzare. È l’obiettivo che si è posta l’Università di Padova con il progetto partito ufficialmente il 1° aprile e al quale hanno intanto aderito l’Unione montana agordina e il Consorzio Bim Piave. Si tratta di un progetto biennale con un costo pari a 90 mila euro, metà del quale sarà coperto dall’ateneo patavino. Incassato il sostegno da parte del Bim, lo scorso 29 marzo la giunta dell’Uma ha approvato una variazione di bilancio in entrata e in uscita di 22.500 euro sia per il 2018 che il 2019.

«Dopo aver iniziato a lavorare sul tema della filiera del legno due anni fa», spiega il presidente Fabio Luchetta, «e dopo l’inaugurazione della centrale Enel a cippato a servizio dello stabilimento di Luxottica, abbiamo deciso di ragionare su altre possibilità di sviluppo in tale ambito. Lo abbiamo fatto assieme al professor Stefano Grigolato dell’Università di Padova e da questi ragionamenti è uscita l’idea del progetto di implementazione di un sistema innovativo di tracciabilità della filiera foresta-legno nel territorio agordino».

InForTrac, questo il nome del progetto, si propone di raggiungere due obiettivi: sviluppare e quindi implementare un sistema per la tracciabilità e il monitoraggio della filiera foresta-legno e foresta-legno-energia e un protocollo per la verifica dell’origine locale delle biomasse forestali. A che pro? «Le finalità», si legge nella scheda di progetto, «sono di accelerare l’ammodernamento della filiera locale foresta-legno all’interno dell’Unione montana agordina (maggiore competitività della filiera foresta-legno e ricadute imprenditoriali), aumentare l’impiego di biocombustibili legnosi di origine locale all’interno del territorio (maggiore valore aggiunto della filiera foresta-legno-energia e ricadute imprenditoriali), promuovere interventi di ripulitura (pubblici e privati) finalizzati alla manutenzione del territorio con funzione multi-obbiettivo (ricadute positive nell’ambito della difesa idrogeologica, tutela ambientale e della valorizzazione energetica con il recupero delle biomasse)».

«In buona sostanza», spiega Luchetta, «l’università di Padova andrà a certificare l’origine del legno agordino, un po’ come si fa con i prodotti alimentari. Se aziende o privati vogliono comprare cippato agordino, grazie alla certificazione garantita da questo studio avranno la certezza che il cippato acquistato deriva da alberi del posto». A breve Luchetta presenterà alla conferenza dei sindaci agordini il progetto. La verifica dell’origine del legname e/o della biomassa forestale avverrà tramite marcatori di tipo biologico-molecolare o spettroscopia all’infrarosso. «Ci piacerebbe», conclude, «che questo diventasse un progetto pilota da esportare in altri territori».

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