L’emergenza non si ferma: arrivati altri dieci profughi
BELLUNO. Dieci nuovi arrivi. Dopo che ieri pomeriggio un funzionario della prefettura e due agenti di polizia hanno fatto un sopralluogo alla struttura di accoglienza del Ceis di Ponte nelle Alpi, a ruota di quelli prima dei carabinieri e poi del sindaco Paolo Vendramini, nella notte sono sbarcati in provincia altri profughi: sei sono stati alloggiati in quella stessa palazzina, nella frazione di Lizzona-La Secca e, se non è cambiato qualcosa, fanno 33; quattro, invece, sono stati dirottati all’Energia sociale di Fonzaso. Ultimamente si provvede a un sorteggio, dopo che Sviluppo e Innovazione di Belluno e la Dumia di Feltre hanno fatto sapere di non avere più spazi disponibili. Brande finite.
Il numero attuale degli ospiti della provincia sale a 142, su un totale complessivo di 184, dall’inizio dell’emergenza sbarchi a Lampedusa. Una quarantina ha deciso di andarsene altrove. Solo l’altro giorno, anche un ragazzo pakistano, alloggiato al Ceis di Ponte ha chiesto di essere ricongiunto al fratello, che invece è in un centro di Napoli. Se è possibile, sarà accontentato. Anche gli ultimi hanno fatto la trafila degli altri: sbarco sull’isola, trasferimento in aereo all’aeroporto Catullo di Verona e, infine, l’ultimo tratto in corriera, fino a dove c’è ancora spazio. Nelle prossime ore, l’identificazione da parte degli agenti della questura di Belluno e le visite mediche, a cura delle Usl di Belluno e, in questo caso, anche di Feltre.
A palazzo dei Rettori, il prefetto Giacomo Barbato aspetta il rapporto sulla visita di ieri (definita normale), nello stabile di fronte alla stazione per l’Alpago. Anche con una giustificata curiosità, dal momento che in questi giorni non sono mancate le prese di posizione, in qualche caso severe: da una parte, quella del primo cittadino pontalpino Vendramini e dall’altra del responsabile del Ceis, don Gigetto De Bortoli. Quello che interessa alla prefettura è che venga rispettato il protocollo d’intesa e, su questo, il sindaco ha più di qualche dubbio: «Siamo andati a verificare di persona e abbiamo avuto la sensazione che quel caseggiato non sia adeguato a ospitare un numero elevato di persone. Abbiamo raccolto le testimonianze dei migranti, capendo che hanno bisogno di tutto, dai prodotti per l’igiene personale in poi. Non credo sia casuale la visita dei funzionari della prefettura». A proposito, nei prossimi giorni, una riunione in piazza Duomo con i rappresentanto delle cooperative sociali.
Eppure De Bortoli insiste: «I migranti non hanno detto, per esempio, che con i soldi ricevuti hanno comprato tablet e cellulari che i nostri operatori non possono permettersi e sono al loro servizio. Le sedi non sono case di cura e gli ospiti possono andare e venire quando vogliono. Questo è il primo problema».
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