L’Enaip punta ad una scuola del gelato

LONGARONE
L’Enaip guarda al futuro senza dimenticare il suo passato, fortemente legato al Vajont, e lanciando un nuovo progetto: il polo del gelato. È stata festa, ieri, per la fine dei lavori all’istituto professionale che ora accorpa settore meccanico e alberghiero, nel 50º della struttura.
L’Enaip a Longarone (ente di formazione promosso dalle Acli negli anni Cinquanta) ha aperto nel 1959 in via Roma. Poi il Vajont ma la scuola riparte dopo pochi mesi e, grazie alla raccolta fondi del Corriere della Sera, nel nuovo edificio in via Manzoni dal 1968.
All’inizio il corso per muratori e carpentieri, negli anni poi quelli per congegnatori meccanici, elettricisti impiantisti, ebanisti-mobilieri, meccanici autoriparatori di autoveicoli, frigoristi, fino ad arrivare all’ultima qualifica riguardante il settore della carrozzeria. Verso la fine degli anni Settanta la costruzione del convitto (chiuso nello scorso decennio) e dell’officina auto.
Siamo a giorni nostri con l’accorpamento del centro di Calalzo nel 2017 grazie ad un progetto di ampliamento di Enaip Veneto.
«Abbiamo investito 2 milioni di euro – spiega l’amministratore delegato di Enaip Veneto Giorgio Sbrissa – in particolare per l’agroalimentare e meccatronico. L’obiettivo è di formare eccellenze negli ambiti chiave della formazione professionale nel bellunese ad alta competitività grazie ad infrastrutture, aule e laboratori per la realizzazione del più importante centro agroalimentare della provincia e di un centro di meccatronica altamente specializzato. Tutto questo senza mai dimenticare la nostra storia. Annunciamo poi un’ulteriore novità: il nuovo polo del gelato grazie alla collaborazione con Longarone Fiere. Ci sono le condizioni ora per creare una scuola europea del gelato artigianale».
Presenti diverse autorità, tanti ex alluni e docenti, il parroco don Augusto Antioniol per la benedizione. Il sindaco Roberto Padrin ha ringraziato Enaip per l’investimento, sottolineando l’importanza di formare i giovani per farli lavorare restando nel territorio.
Tre le testimonianze più sentite quelle dell’ex docente Rizzieri Zatta: «Subito dopo il disastro io e i miei colleghi ci siamo attrezzati per far ripartire la scuola nell’ex fabbrica a Roggia. Stavamo lavorando per ripulire i locali per usarli come officine e centro di formazione. Si avvicinò a noi una donna che ci chiese chi eravamo e cosa facevamo. Ci fece coraggio e disse che i nostri sforzi sarebbero stati ripagati. Nel 1968, con l’apertura della nuova sede, abbiamo scoperto che si trattava di una giornalista del Corriere della Sera, fu proprio lei che coordinò la raccolta fondi che ci ha fatto ricominciare».
Tra i simboli della scuola anche la campana della chiesetta di Rivalta distrutta nel 1963, campana ritrovata e restaurata dagli alunni nel 2014. —
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