Lentiai: festa per i 50 anni della Colle, aperto un museo

Il prefetto Boffi: "Terra di giganti silenziosi"
Il taglio del nastro del museo con il prefetto Carlo Boffi
Il taglio del nastro del museo con il prefetto Carlo Boffi
LENTIAI.
Quando saldava le sue prime opere bendava le vacche in stalla - aveva paura che non facessero più latte - oggi ha una impresa leader mondiale nel settore dei macchinari per calcestruzzo. Da uomo tuttofare a commendatore della Repubblica, questa la parabola di Giuseppe Colle, patron della Colle spa.

Ieri Colle ha voluto festeggiare i suoi successi con l'inaugurazione di un museo interno alla fabbrica: dalle prime reti per materasso - trasportate in bicicletta - ai brevetti più importanti, quelli che hanno permesso all'azienda di fare il "salto".

Da oltre cinquant'anni sul mercato, la Colle spa non ha mai fatto un'ora di cassa integrazione e anche in questi anni di crisi continua ad avere fatturati da capogiro. Il segreto? Passione, caparbietà e rispetto per le sue radici.

«Colle avrebbe potuto andarsene, non lo ha fatto per amore del suo territorio», ha affermato il sindaco Armando Vello. «A lui va la nostra riconoscenza. Ha permesso a intere generazioni di lentiaiesi di rimanere nella loro terra».

A festeggiare i tanti traguardi di mezzo secolo di storia c'era mezza Lentiai e il prefetto di Belluno Carlo Boffi, accompagnato dal suo vice Darco Pellos: «Questa è una terra di giganti silenziosi», ha detto il Prefetto. «Vale per le Dolomiti ma anche per la gente». E in effetti la storia di Giuseppe Colle è quella di un piccolo uomo che diventa grande grazie al suo spirito di sacrificio e alla sua inventiva. «Mi piaceva creare», racconta. «Realizzavo quello che mi chiedeva la gente. Facevo delle piccole indagini di mercato il sabato e la domenica».

E questo, prima a bordo della sua bicicletta, poi con una lambretta.

Figlio dei suoi tempi e di una terra all'epoca difficile, Colle non è uno che ama la retorica. «Sono sempre andato al sodo, pochi giri di parole», ammette, illustrando la "sua" creatura, quella fabbrica costruita mattone dopo mattone.

Oggi a testimoniarlo c'è anche un piccolo museo allestito proprio nel capannone principale: i primi prototipi, le prime reti per materasso, i raggi della bicicletta. Un campionario di manualità che diventa "impero" quando tra le intuizioni c'è quella di creare macchinari per il calcestruzzo. E' la chiave di volta, l'idea che fa volare l'impresa di Lentiai in mezzo mondo. Dall' America all'Africa passando per il Sol Levante. Oggi ci lavorano cento dipendenti, numero che si moltiplica se si guarda all'indotto.

«Oggi lavoriamo soprattutto con i Paesi fuori dall'Europa, dove la crisi si è sentita meno», spiega Colle. Ecco quindi le grandi opere in Algeria o in Turkmenistan, dove l'azienda è notissima. «Ci ha visitato anche un ministro del Sudan», prosegue l'imprenditore, ieri attorniato dalla moglie Vanda, i figli Guido, Adele e Giuliana e i nipoti Eleonora e Matteo.

Una famiglia nata e cresciuta in impresa: «Sono bravissimi, hanno imparato un mestiere non facile. Con loro sto tranquillo», prosegue Giuseppe, da qualche mese diventato addirittura commendatore: «Ma a dire il vero mi vergogno quando mi chiamano così», ammette quasi sottovoce. «Vorrei che non lo sapesse nessuno».

Vietato poi parlargli di vacanze o viaggi esotici: «Io sto bene solo qui», dice. Raccontano tutti che a 75 anni Colle è ogni giorno in impresa, compresi i week-end e le feste. «Quando non mi trovano, sanno che sono qui». A dimostrarlo l'applauso che gli è stato rivolto ieri dai dipendenti. Una standing-ovation.

Ma l'uomo Colle è tutt'altro che un imprenditore che guarda al passato: ogni anno investe il cinque per cento del fatturato in ricerca e sviluppo. «L'ho sempre fatto. Penso sia stato la molla di tutto», sottolinea. E poi ci sono lo spirito di sacrificio e la passione che ancora gli si leggono negli occhi.

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