Lentiai, operaio trafitto da una scheggia
LENTIAI. Una scheggia di metallo che schizza nell’occhio e penetra nella testa: Marcello Di Leonardo, 39 anni, dipendente della Pandolfo, è rimasto vittima di un incidente sul lavoro giovedì notte, mentre era impegnato su una pressa.
Stava lavorando alla produzione dell’ultima billetta di alluminio, un quarto d’ora e il suo turno delle 22 sarebbe finito, giovedì. Sarebbe tornato a casa dai due bimbi, dalla moglie. È finito, invece, in condizioni già disperate all’ospedale di Feltre: coma, reparto di rianimazione, monitoraggio continuo, un’attività vitale in essere ancora ieri sera che ha rimandato ad oggi l’eventualità di una dichiarazione di morte cerebrale.
La Pandolfo si è fermata: gli operai in sciopero fuori dalla fabbrica subito dopo il terribile incidente. «Impossibile lavorare», dicono i delegati e gli operai stessi, «dopo quello che è accaduto. Per Marcello, e poi anche per una questione di sicurezza». E anche perchè la pressa è finita sotto sequestro della magistratura, insieme alla billetta e a quanto potrà servire alle indagini. E senza la pressa in funzione, l’impianto non può produrre nulla.
Il mondo del lavoro ricorda l’ultima morte bianca neanche un mese e mezzo fa (alla Cartiera di Santa Giustina) e ora le condizioni del 39enne di Marziai sono appese a un soffio.
Marcello Di Leonardo giovedì sera stava lavorando alla pressa dell’impianto produttivo, nel cuore della produzione: nel recinto era da solo, stava forgiando l’ultima billetta del suo turno. Un quarto d’ora - erano le 21.45 quando è accaduto l’irreparabile - e sarebbe uscito. Fine lavoro.
Fine vita, invece. Dalla pressa parte una scheggia che si infila in un occhio e penetra nel cervello: la Tac eseguita all’ospedale di Feltre l’ha individuata nella sua testa, ma è impossibile precisare se sia di alluminio oppure di acciaio.
E la differenza è sostanziale: nel caso sia di alluminio, è partito un frammento di billetta in lavorazione; nel caso sia in acciaio, è il macchinario che in qualche modo ha ceduto. Con tutte le conseguenze del caso che ne derivano dal punto di vista di sicurezza in fabbrica e responsabilità.
La magistratura ha aperto un’inchiesta: lesioni gravissime l’ipotesi di reato contro ignoti, ancora ieri sera. Stamane a livello sanitario riprenderanno gli accertamenti: finchè ci sarà quella flebile attività vitale, l’ipotesi di reato non diventerà omicidio colposo.
Si sa che la billetta si sarebbe incastrata sulla pressa, ma alcuni operai che sono accorsi per aiutare Di Leonardo, parlano di un impianto che avrebbe fatto “un movimento improvviso”. L’impianto sarebbe come esploso: un’eventualità compatibile nel caso in cui si formi una bolla d’aria tra due pezzi, ma in quel momento in lavorazione ce n’era uno solo.
Ieri i carabinieri di Mel e i tecnici dello Spisal di Feltre sono tornati alla Pandolfo per seguire gli accertamenti disposti dal magistrato: il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Roberta Gallego. Saranno le perizie a chiarire quel che è successo, dovesse mancare quella sicurezza come più volte denunciato in quella fabbrica, o dovesse trattarsi di un episodio imprevedibile.
Intanto i delegati, la Fiom, i lavoratori hanno fermato tutto anche oggi. Sono vicini alla famiglia: «Marcello era una persona sempre disponibile», dicono amici e colleghi pronti a far diventare materiale l’aiuto e la solidarietà data oggi a parole. Pandolfo ha parlato con i rappresentanti sindacali, offrendo «tutto il sostegno che possono dare», spiega Benedetto Calderone, Fiom Cgil. «Non ce la siamo sentita di continuare, i lavoratori non riuscivano emotivamente ad andare avanti. Troppo duro quanto accaduto».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi