Leo, il “custode” di Lozzo a 78 anni fa la sua prima gita

La sua casa è la storica centralina che ha illuminato il paese fino a non molto tempo fa. «Avevo 300 utenti a cui garantire elettricità. Natale, Pasqua e Ferragosto non esistevano»

Gianluca de Rosa

LOZZO DI CADORE. Leo Baldovin Carulli è il “custode” di Lozzo. La sua casa è rappresentata dalla storica centrale elettrica che ha illuminato il paese cadorino fino all’avvento dei tempi moderni. Un compito svolto con impegno e passione tanto che Leo, fino a quanto la centralina è rimasta in funzione, non ha mai lasciato il paese.

Ma neanche per un solo giorno?

«Mai», racconta, «c’erano le utenze, circa trecento, a cui garantire la luce, giorno e notte, Natale o Pasqua o Ferragosto che fosse...».

È vero che solo venerdì scorso, a 78 anni, si è tolto lo sfizio di effettuare una gita in compagnia di amici?

«Esatto. Sono stato a Sauris», ha raccontato contento, sulla via del ritorno verso casa, «una bella giornata in compagnia».

Che ricordi ha dei suoi anni vissuti nella centrale?

«Ho sempre fatto tutto da solo, o quasi. A volte, quando non riuscivo ad essere presente contemporaneamente in più punti, mi hanno aiutato alcuni amici. Capito perché sono sempre rimasto qui? La centrale elettrica l’ho ereditata dalla mia stessa famiglia che l’aveva costruita nel 1915. Dopo l’alluvione del 1966 era giunto il momento di prenderne le redini ma non sapevo da dove cominciare. Ho imparato il mestiere affiancando mio zio Arnaldo. Ho carpito tutti i segreti, il resto poi lo ha fatto l’esperienza quotidiana».

I ricordi, belli e brutti, saranno una quantità...

«Vero, ed è difficile se non impossibile stilare una classifica. Ricordo però l’affetto ed il legame instaurato con la gente del paese. Un affetto che resiste al trascorrere inesorabile del tempo anche se tantissime cose sono cambiate in tutti questi anni».

Che ricordo ha della Lozzo di un tempo?

«Era un paese frequentatissimo dai turisti. Ce n’erano molti di più allora che oggi. C’era soprattutto la vita in paese, oggi le cose sono cambiate. Siamo rimasti in pochi, l’occhialeria ha segnato un punto di svolta nell’economia locale. La sua fine è coincisa con l’inizio dello spopolamento. Ritrovatasi senza lavoro, la gente ha iniziato a lasciare la montagna trasferendosi altrove. Cosa fare per frenare lo spopolamento? Temo sia ormai troppo tardi».

Uomo schivo, di poche parole Leo Baldovin Carulli. Montanaro nel cuore e nell’anima, ha giurato fedeltà alla comunità di Lozzo che dal canto suo non ha mai dimenticato il suo impegno nel garantire la luce attraverso la movimentazione della centrale elettrica.

Gli utenti sono stati per anni la sua preoccupazione, pare di capire...

«Vero. Impossibile distrarsi, c’erano gli utenti. I clienti li chiamo ancora oggi. Erano i miei vicini di casa. Amici e parenti. Dovevo garantire il servizio a tutti, indistintamente. Se mi guardo indietro i ricordi sono tutti belli. Abbiamo trovato il modo anche per divertirci. Fatica e sudore si sono mischiati all’orgoglio dettato dal bene comune. Oggi le cose sono diverse, tutto è più semplice. La centrale però resta lì, attrazione turistica situata nel cuore della Roggia dei Mulini».

Là dove lei ama trascorrere le sue giornate. Sempre molto intense, tra associazionismo, parrocchia ed alpini...

«Se c’è bisogno di dare una mano lo faccio sempre molto volentieri», assicura, tradendo un pizzico di commozione, «ora un po’ di tempo disponibile ce l’ho anche».

Ora però potrà anche andare a farsi qualche viaggio?

«Viaggi? Non so davvero. Ultimamente ogni tanto mi concedo una piccola fuga, ma a 78 anni dove volete che vada più?» .Gianluca De Rosa

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