Lettere minatorie Avepa ci sono i primi sospettati

La procura indaga per procurato allarme, ci si muove nell’ambiente agricolo Ma per il dirigente dell’Agenzia tutto sarebbe architettato da mano “esperta”
Di Cristina Contento
Lettere sospette con minacce e sospetta antrace a baldenic
Lettere sospette con minacce e sospetta antrace a baldenic

BELLUNO. Procurato allarme. Ed eventuali minacce. La procura di Belluno ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per queste ipotesi di reato in relazione alle lettere minatorie con sospetta polvere inviate ad un funzionario Avepa: non viene presa molto in considerazione l’ipotesi che effettivamente possa essere antrace la polvere con cui sono state sporcate le lettere inviate a Claudio G., il funzionario che si è occupato delle contribuzioni agli agricoltori. Piuttosto, gli esperti dei vigili del fuoco e dei carabinieri che hanno avuto modo di vedere le buste e le missive, pensano a polvere di tempera di matita o addirittura a polvere di cemento. L’antrace sarebbe sicuramente più chiara ma, soprattutto, per persone a corto di denaro per mandare avanti l’azienda, la stessa antrace sarebbe troppo cara da comprare anche su internet. Oggi arriveranno i risultati delle analisi.

Non ci sono indagati nell’inchiesta del pubblico ministero Roberta Gallego, ma ci sono già dei sospettati: persone che per qualche motivo, e non solo in questo ultimo periodo, hanno denunciato quel che dell’Avepa non piaceva loro.

Quanto ai carabinieri che seguono le indagini e hanno sequestrato le lettere, non avrebbero ancora effettuato perquisizioni nei confronti di agricoltori che non hanno avuto i contributi, non essendo ancora delegata l’attività. Così come non hanno potuto acquisire eventuali pratiche di domande non andate a buon fine, in quanto gli uffici Avepa ancora per oggi debbono restare chiusi per la sospetta contaminazione: solo oggi si sapranno infatti i risultati delle analisi sul materiale imbustato dal mitomane.

Le indagini sono orientate nell’ambiente dell’agricoltura e di coloro che possano avere avuto un motivo per architettare tutto questo e per spedire minacce ben circostanziate nei confronti del «Compagno Claudio G.», annunciando ritorsioni fisiche e gambizzazioni pare anche nei confronti dei famigliari di cui avrebbe dovuto occuparsi per «l’assistenza riabilitativa». Tutto questo perchè avrebbe dato «molto fastidio a noi e alle nostre famiglie».

Si esprime al plurale l’anonimo interlocutore che, stando a quel che ritiene il dirigente dell’Avepa bellunese, Flavio Zeni, non sarebbe invece un operatore del settore. «Ho avuto l’impressione» spiega Zeni «per il modo con cui la cosa è stata architettata e per come sono state confezionate le buste, che non siano frutto della mano di uno che non ha beneficiato dei contributi agricoli. La doppia busta intestata a Montecitorio, una pulita e l’altra sporcata: qui non ci si trova davanti a una persona qualsiasi. Non posso dire di avere sospetti ma mi sento di escludere che sia opera di un beneficiario. Io stesso non avrei saputo come fare una cosa simile che ha comunque già raggiunto il suo scopo: l’allarme sociale. Penso a qualcuno specializzato e che abbia un background specifico. Non posso dire di avere sospetti anche perchè le vicende giudiziarie ci hanno dato sempre ragione. C’è una sola vicenda per cui il tribunale di Belluno ha confermato la nostra revoca di contributo all’operatore ma non ha ritenuto penalmente perseguibile il beneficiario. Così come ci sono casi di contenziosi in ballo con un altro soggetto nella parte bassa della provincia ma non abbiamo trattato noi le sue pratiche, dunque non possiamo ritenerci chiamati in causa».

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