L’ex direttore Nino Martino è assolto nel terzo processo
Martino è innocente. L’ex direttore del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi è uscito pulito anche dal terzo e ultimo processo, che lo riguardava. Quello più importante. Il Tribunale di Belluno ha assolto Vitantonio “Nino” Martino, perché il fatto non costituisce reato dai capi d’imputazione ancora validi e pronunciato una sentenza di non doversi procedere per quelli ormai prescritti, perché troppo vecchi. In tutto, erano una trentina e andavano dalla truffa, al falso, al peculato e all’abuso d’ufficio.
Un abbraccio con l’avvocato difensore Casciarri in aula e un momento di grande emozione da non riuscire quasi a parlare nell’atrio del primo piano, dopo otto anni di attesa, tra indagini e dibattimento. Per il pubblico ministero Faion, che aveva ereditato il fascicolo dal procuratore capo Pavone, Martino andava condannato a quattro anni e sei mesi con le attenuanti generiche, per quella che nella sua requisitoria aveva definito «gestione entusiastica, ma padronale». L’avvocato dell’Ente Parco, Viel aveva aggiunto alla pena ritenuta di giustizia un risarcimento danni di 70 mila euro, compresi quelli di immagine e materiali, con un anticipo di 25 mila e la sospensione condizionale della pena subordinata al loro pagamento. Secondo lui, si era trattato di una «gestione imprenditoriale, ma per se stesso».
La difesa, invece, aveva puntato fin da subito sull’assoluzione, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, sulla base del fatto che «c’era una grande voglia di lanciare il Parco», di una memoria e della produzione di parecchi documenti. Nel frattempo, Faion si è trasferito alla Procura di Pordenone e quello d’udienza Tollardo non poteva replicare su un’inchiesta non sua. La camera di consiglio del collegio formato dal presidente Coniglio, con Scolozzi e Cittolin a latere è durata due ore, come annunciato e si è conclusa a mezzogiorno con assoluzione e proscioglimento.
Tra le contestazioni della Procura della Repubblica, c’erano le trasferte all’Università del Molise, i viaggi all’estero (Stati Uniti e Patagonia), l’acquisto del libro “Parchi di una sola terra” del quale Martino è autore, la partecipazione a congressi, come quello di Savona per non parlare di New Orleans e l’uso di auto, carta di credito e fotocamere del Parco per scopi personali e non nell’interesse dell’area protetta. Le domande alle quali rispondere erano essenzialmente due: il denaro pubblico era stato speso in maniera legittima oppure no? Martino era stato autorizzato dai suoi diretti superiori?
Nelle ultime dichiarazioni spontanee prima della discussione, Martino aveva sottolineato di «non aver mai fatto nulla contro il Parco o contro le leggi». I giudici gliene hanno dato atto, sentenziando di conseguenza e chiudendo un processo molto lungo e complesso. Attesa per le motivazioni, sulla base delle quali la Procura potrebbe decidere di presentare appello. —
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