L’ex gelatiere diventa cartaio, «Faccio a mano ogni foglio usando paglia e corteccia»
Marino Mattiuzzi, 72 anni, di Zoppè, utilizza solo materiali naturali. Ha scoperto la sua vena creativa dopo essere andato in pensione
ZOPPE’. Merino la sa lunga. Un po’ come la sua barba. Tanti anni fa ha lasciato la sua Zoppé per fare il gelatiere in Germania. Alle porte della Foresta Nera però ha scoperto la sua grande passione: produrre speciali fogli di carta, rigorosamente a mano, riciclando materiali naturali. Piante in modo particolare, ortiche più di ogni altra specie.
«Da quando sono andato in pensione, mi dedico quotidianamente alla realizzazione di queste piccole creature con il solo scopo di soddisfare il mio ego», racconta orgoglioso Mattiuzzi, 72 anni.
A Zoppè, dopo l’esperienza lavorativa in Germania, Merino è tornato a vivere ma anche a lavorare. «Quella di dedicarmi al gelato era una promessa giovanile fatta ai miei genitori ma ho capito presto che restare chiuso tra quattro mura non faceva per me. Per questo, dopo un po’ di tempo, sono tornato a Zoppè. Ho trovato lavoro nel campo dell’edilizia ma, contestualmente, ho iniziato a cullare quello che nel frattempo stavo metabolizzando come il mio grande sogno. Produrre carta utilizzando materiali presenti in natura come le piante ma anche la paglia oppure la corteccia degli alberi di larice. L’avevo lasciato riposto nel cassetto a lungo non avendo il tempo a disposizione per iniziare. Poi, con la pensione, le cose sono cambiate. A quel punto ho dato sfogo alla mia creatività».
Com’è nata l’idea di produrre carta fatta a mano? «In Germania ho scoperto, visitando una biblioteca, una produzione di carta fatta a mano risalente all’epoca dei monaci amanuensi. Da lì ho iniziato a maturare l’idea di sperimentarne una tutta mia. Sono un tipo curioso, la curiosità ha scandito le mie giornate sin dall’infanzia. Così ho iniziato prima a recuperare materiali presenti in natura intorno alla mia casa di Zoppè. Poi, attraverso il riciclo di materiali in disuso, ho realizzato anche la strumentazione necessaria per effettuare la lavorazione. Ho costruito una pressa con il legno. Messi insieme tutti gli elementi, ho iniziato con le prime produzioni di carta. Parliamo di una quindicina di anni fa, forse venti».
Qual è il destino della lavorazione finita? «Non nutro alcuna ambizione di natura commerciale. I fogli di carta prodotti li tengo per me. Infilo il foglio di carta all’interno di una piccola teca con l’obiettivo di salvaguardarne colori e consistenza. Non ho a disposizione gli strumenti che può vantare una fabbrica, devo ingegnarmi a 360 gradi».
Eppure sono in tanti a recarsi a Zoppé, nella casa di Merino, per osservare da vicino le fasi salienti della sua produzione di carta. «Tanti mi chiedono di fare foto, io sono poco avvezzo alla modernità. Mi piace sperimentare, aprirmi alle novità, ma i social mi incutono un certo timore».
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